“Un Piromane in Ferie” – Episodio 20°

La trama si infittisce ora: è tempo di entrare nel vivo del romanzo! Che ho deciso di far uscire ogni martedì alle 17:00. Ora che è estate mi è tornata un po’ di ispirazione!

Riassunto puntate precedenti: Due persone di età diverse, appartenenti a mondi diversi: Marco e Giorgio.

Hanno problemi simili, ma ognuno dei due risponde in maniera diversa. Uno riesce a trovare la speranza, l’altro, nell’ossessione complusiva.

Marco vuole diventare investigatore e trova il modo per iniziare, Giorgio, si è perso nelle fiamme dell’amore.

Qui trovate la pagina con TUUUUTTE le puntate: https://loscrittorevolante.com/tutte-le-puntate-deil-piromane-in-ferie/?frame-nonce=74fa660aa7

E finalmente, quel giorno, due mondi si stavano per incontrare, un giorno di metà settembre, in cui il caldo era ancora pesante. Marco si svegliò direttamente con il puzzo di fumo nelle narici. A volte era andato addirittura a dormire con il puzzo del fumo che veniva da fuori.

Forse i piromani erano più di uno, forse quello che cercava, non si fermava mai.

Voleva chiudere le finestre, ma temeva gli facesse troppo caldo.

Si affacciò e vide levarsi dalle montagne, l’ennesimo fumo.

Non esitò, prese subito l’auto, senza nemmeno bere un caffè e partì.

Andò verso le montagne, conosceva quella zona… Era sopra una cava. A causa degli scavi, probabilmente abusivi, avevano denudato parte della montagna.
Era uno spettacolo strano, ed era così palese, che non si poteva distogliere lo sguardo da essa.

Ci sarebbe voluta una mezz’oretta per raggiungerla, ma il buon Supermarco, si era svegliato determinato, sicuro, dopo mesi di paure, paranoie. Spesi a combattere i demoni del suo passato.

Ormai sentiva anche la speranza di cambiare, di un futuro migliore…

Un futuro, totalmente di verso da come se l’era immaginato, molto più roseo, senza dover pensare alle persone perse, ma pensando in qualche modo miracoloso, di ritrovarle, in un modo diverso. Marco aveva finalmente imparato, dopo quell’estate, ad avere maggiore fiducia in sé stesso.

Aveva capito che cercare consigli ed opinioni altrui, era una cosa ben più tossica di quanto sembrasse.

Insomma, Marco era ormai autonomo, e desiderò di rivedere la ragazza che amava, un giorno e molto di più.

Qualcuno gli disse che era “troppo ambizioso”, come se Marco non meritasse ciò che desiderava, come se il mondo o gli altri dovessero decidere per lui.

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Ormai, il ragazzo stava diventando finalmente padrone della sua vita.

Ormai usciva con gli amici, solo quando se la sentiva; nel frattempo, la sua solitudine fu una grande cura. Sapeva bene che ormai se ne doveva fregare di un sacco di stronzate.

Come la gente che gli diceva che metteva troppo sé stesso nelle cose,

come la gente che gli diceva di pensare di meno all’amore e a tenerci di meno.

Come gli amici, che poi erano queste le “persone”, le prime che dubitavano di lui, che gli dicevano di essere più così, più colà, più cinico e <<gnegnegne>>, pensava poi, scioccamente, il giovane.

Tutti questi pensieri gli attraversavano la mente, mentre andava sulla collina, attraversando la strada, davanti al cimitero della città.

SuperMarco,e ra diventato il suo stesso supereroe, infine. Pensava che non ci fosse ostacolo impossibile da superare.

Quindi, ormai, per lui ‘sticazzi di ciò che pensavano gli altri.

Era tempo che pensasse a ciò che volesse lui, e voleva dimostrare di farcela: veramente fin troppo tempo e in troppi, gli dicevano chi essere.

Quindi, alla fine, pareva che a pochi interessasse chi fosse davvero.

E così, che Marco aveva cominciato ad avere un percorso tutto suo, ed era finalmente fiero di sé, felice di potersi definire chi e ciò che fosse.

Quando smise di pensare ciò, giunse ad un boschetto, il fuoco stava spegnendosi, i canadair stavano sorvolando la zona.

<<Proprio adesso le cose funzionano in questo paese? Se mi vedono penseranno che sia un pazzo!>> pensò Marco.

Doveva agire rapidamente: andò verso l’origine delle fiamme, erano sì diminuite, ma erano ancora pericolose per un uomo.

Si guardò attorno, non vide nessuno. Naturalmente, il responsabile era già fuggito.

Guardò le fiamme violente, forti: sembravano indistruttibili. Sentì il sudore tormentargli la fronte e i capelli ricci. Era veramente un caldo insistente, nonostante fossero le 9:00 del mattino, e il peggio era passato.

Sicuramente, quegli incendi non miglioravano la situazione.

Vide qualcosa, tra le fiamme: uno scintillio tra gli alberi, colpito dai raggi del sole. Stava brucando.

Ebbe l’impressione che quella fosse la chiave del mistero degli incendi.

Per scoprirlo, doveva affrontare due grossi ostacoli: le fiamme e l’acqua che veniva sganciata dagli aerei: era necessario fare più in fretta possibile.

Corse.

Corse, velocemente verso l’obiettivo, quella “cosa” che era appesa ad  un ramo, corse tra le fiamme, riuscì ad evitare di essere scottato, ma il fumo stava soffocandogli i polmoni.

Si arrampicò per fortuna il ramo non era alto: vide una candela: la prese immediatamente, spezzando il ramo.

Sentì il canadair che stava tornando.

Trattenne il fiato per un secondo, che gli pareva eterno.

Scappò immediatamente tra le fiamme, e andò verso l’auto, si chiuse dentro: la candela era ancora accesa…

L’acqua cadde sul bosco, e un po’ sul cinquecento grigia del giovane.

Riprese fiato un secondo, aprì i finestrini: guardò le fiamme spegnersi.

Infine, appena riprese il contatto con la realtà, guardò la candela e capì, come il piromane compiva i suoi crimini: lasciava la candela su un albero, anzi: più di una, poi, le fiamme, si sarebbero propagate da essa.

Ecco come faceva il piromane ad agire indisturbato! E lo aveva scoperto lui: Supermarco.

Sentì dentro di sé, quel senso di vittoria che aveva cercato a lungo, e di cui aveva tanto bisogno.

Il primo tassello per risolvere il mistero.

Segui e ascolta:

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