I ricordi iniziano a diventare meno forti, la voglia di ricordare ancora di più.
Ad un certo punto, smetti di pensare a quelle cose che ti fanno male, come pensai un giorno, pensai che tutto finisce venendo dentro un fazzoletto, ovviamente dopo aver fatto una pippa, pensando a chi ormai è sparita dalla tua vita.
Poi succede che non ti viene neanche più la voglia di farlo, smetti di pensarci, pensi che ormai sia inutile, come sforzarsi per trovare un modo.
È difficile, ma alla fine diventare persone realiste è quello che ci fa diventare più maturi, credo.
I miracoli non accadevano, e certamente tutte le preghiere che avevo fatto non mi avevano regalato un minimo di ciò che chiedevo.
Col senno di poi, forse è meglio che certe cose non siano successe, alla fine è più pericoloso che certi desideri si avverino.
E allora, non resta che pensare a quello che puoi fare, ovvero, le cose che la razionalità è in grado di darti.
Si diventa persone più pratiche, e si perde la voglia di perdersi nelle paranoie, nei grovigli di pensieri… e poi, tutto quel tempo che ci hai speso a pensarci, sembra sprecato.
E così che pian piano ritrovai me stesso, e avevo in mente di procedere comunque nei miei progetti con o senza la persona che amavo.
Dato che uscire e frequentare la mia città mi annoiava, pensavo soprattutto al mio studio e ciò che avevo da fare e oh, scrissi anche molto; come le parole che state leggendo.
Insomma, non avevo desiderio di vedere qualcuno, e poi, uno si stanca, sapete, ad andare appresso agli altri, specialmente quando ti accorgi che è inutile, che capita di rado di essere capiti, ascoltati.
E poi è ora di bastarsi.
Quando si esaurisce ogni desiderio, quando tutto scompare, nell’ultima sega dedicata a lei, in un fazzoletto.
Poi si va avanti, finalmente.
Avevo solo il desiderio di andare via, di lavorare, di cominciare da zero, una nuova vita, qualcosa di molto difficile da fare, ma… avrei preferito avere i problemi di una persona adulta, piuttosto che continuare a stare con i miei, e stare in una città dove mi sembrava che il tempo restasse fermo, e che nessuno volesse maturare veramente.
L’adolescenza eterna, “la sindrome di Peter Pan”.
Ero stanco, smisi di uscire a bere, e iniziai a riprendermi un po’.
Ma in tutto questo, un po’ persi qualche contatto, soprattutto con Supermarco.
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Ammetto che essermi lasciato con la mia ragazza mi fece cadere in una simil-depressione: per sfogarmi decisi di scrivere, al computer, tutte le esperienze che avevamo passato, iniziai a scrivere un romanzo che intitolai: ”Un Piromane in Ferie”.
Iniziai a lasciarmi andare, a parlare di lei con amici, ma forse esagerai, forse in quegli sfoghi continui, persi la lucidità, non ero capace di razionalizzare, ero preso dalle emozioni.
E sbagliai a parlare con qualcuno e a farlo in un modo, senza calcolare che ero in una città in cui le voci giravano, in cui qualcosa che dicevo, qualcun altro poteva usarlo contro di me.
Le donne a volte, sono strane creature, tu ti comporti in un modo, e loro fondono la tua persona e carattere in base a come si sono sentite loro, ma è una cosa, che in fondo, accomuna tutti gli esseri umani.
Ma i n quel momento lo pensai di lei, dato che sembrava comportarsi esattamente come una mia ex.
Con il passare del tempo ormai, l’ho capito: siamo tutti schiavi della personalità di dui andiamo tanto fieri, in fondo; la stessa che comunque viene contaminata o guidata da tutto ciò che ci circonda.
Mentre io cercavo risposte nelle vite degli altri, (quindi nel posto più sbagliato in cui trovarle), persi il contatto con Supermarco.
Ero preso da studi universitari, e nel giro di qualche mese capii che cominciavo a diventare difficile, e insopportabile, e quindi mi isolai, in casa, al di fuori del mondo, che era sempre più difficile da gestire.
Litigai con chi credevo “amico”, e questo, mescolandosi alla sofferenza della separazione da lei mi fece peggiorare, insieme ad alcune storie e voci: cominciai a capire che qualcuno stava provando a manipolarmi, forse qualcuno che ci voleva stare insieme dopo che io mi ero “tolto dai giochi”.
O forse, se la volevano solo scopare.
Perché vi sto dicendo tutto questo, vi chiederete? Perché purtroppo, in questa mia inutile fuga, persi il contatto con il nostro detective, e non ho potuto vedere il suo dolore, o quello di altri.
A volte siamo così, senza nemmeno renderci conto, è la vita, no?
In fondo chi sono io? Mi domando spesso se valga la pena pensarci così tanto a quello che mi succede, sono l’unico coglione che cerca di dare un senso, di ricomporre i pezzi rotti del mio cuore, per fare un puzzle, dando una forma diversa a ciò che era.
Sono l’unico coglione, o uno dei pochi, che riflette, che si ritrova costretto a farlo per capire dove ha sbagliato, tentando di migliorarsi.
Al di fuori di me, molta gente si mette su un piedistallo invece, giudicando dall’alto…ma di cosa? Nessuno è un dio, nessuno è al di sopra dell’altro.
E … anche se non mi sarà facile ammetterlo, avevo idealizzato anche io. Ma so che il mio cuore era sincero, il mio amore lo era, non avevo bisogno d’altro.
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Molte storie iniziano senza mai capire da dove iniziano, in fondo è così la vita. Non si può mai capire e più tenti di controllarla, più la perdi.
L’unico compromesso è quello di restare sempre nello stesso posto, illudendosi per un po’ di restare eternamente giovani.
Tutto questo fino a quando non ci si accorge che il tempo non lo puoi fottere mai.
E guardi le altre persone che continuano ad illudersi, di scappare dalla vita, dall’amore, dalla morte… ma ogni cosa arriva a dare il conto.
Tutto cambia e di questo dovrei esserne felice, anche perché ci regala sempre altre prospettive, le persone negative poi le capisci, e spariscono o lo fai tu per primo.
Però sai, pensavo ci potesse essere un altro modo.
E guardavo Marco, che sembrava essere sempre più stressato, stava senza lavoro e non era riuscito a diventare pompiere come aveva sempre sognato, perché aveva finito di laurearsi troppo tardi per fare domanda.
Che tristezza, che dura realtà e che stupide leggi nel nostro paese.
Quanto a me, stavo capendo che ormai non era più tempo di rimanere in Calabria. Lo sfondo era sempre lo stesso, ed avevo difficoltà nel trovare lavoro.
Stavo cercando di coinvolgere Paola nel mio progetto, ma stavo avendo qualche difficoltà. Sembrava proprio che non ci fosse il “fuoco” iniziale, ormai era diventato tutto più difficile.
Pensavo fosse normale, ma ogni tanto mi chiedevo se non stessi rimanendo in un’altra situazione negativa, anche se era comunque per una persona che amavo.
Ma il tempo passava, mentre cercavamo tutti di capire cosa fosse la cosa migliore da fare, decidevamo di stare lontano da ciò che ci faceva male.
E quindi, molte cose passavano sottobanco, facevamo finta di non saperlo.
Eppure, sapevo che ormai la passione iniziale tra noi s’era un po’ spenta, si cominciava a litigare sempre di più per cose sempre più stupide.
Ed io pensavo e credevo sempre di trovare una soluzione, in fondo, la mia testa diceva che non era nulla di irrisolvibile.
Eppure avrei dovuto sapere che quello che viene esposto spesso nasconde le più grandi verità.
Alla fine fu anche colpa mia se iniziai a trascurare Supermarco, talmente preoccupato e preso dal problema che dimenticavo tutto il resto.
Mi ricordo che lui stava cecando di dirmi qualcosa, cercava aiuto, sembrava essere ormai diventato l’ombra di sé stesso. Ricordavo che fino a non molto tempo fa era quel pazzo detective da film che cercava di risolvere misteri… eppure eccolo lì, completamente perso e sfiduciato.
Io stavo al tempo scrivendo il primo libro che mi aveva ispirato tutte quelle avventure:” Un Piromane in Ferie”.
Naturalmente avevo romanzato molte cose, rendendole appunto “da film”, come se sperassi sul serio che prima o poi qualcuno l’avrebbe fatto.
E non potevo minimamente immaginare che sarebbe successo qualcosa di simile, di nuovo.
Faceva sempre più caldo, c’era sempre più umidità in Calabria. Gli incendi stavano aumentando drasticamente in tutta Italia, quindi, quando succedeva di vederli lì non sembrava nemmeno più strano.
La cosa che mi preoccupava era più che altro il cambiamento climatico che diventava sempre più minaccioso: ero spaventato, pensavo al mio futuro, e quello del mondo intero.
Come se non bastassero i casini con Paola, insomma…
Si sapeva che molti incendi erano dolosi, la maggior parte. Quindi pensavo che forse Marco avrebbe potuto riprendersi proprio nel rimettersi di nuovo al lavoro, non poteva fare il pompiere ma sicuramente poteva dare una mano a riguardo, no?
Provai a contattarlo per dirglielo, ma ultimamente, per motivi che ignoravo, era diventato più sfuggente.
Mi diedi la colpa, Paola stava prendendo la maggior parte dei miei pensieri, al punto che stavo forse anche ignorando le priorità, come il lavoro e trasferirmi.
Decisi di affrontare la situazione, anche rischiando di litigare con la persona che amavo di più al mondo.
Ricordo quel giorno d’estate di fine luglio, ci vedemmo, e dopo una serata romantica sulla spiaggia, in cui c’era mangiare, carezze e sesso, decidi di affrontare la situazione:
Non volevi andare anche tu una volta via da qui? Sognavi l’estero, la Francia, la torre Eiffel… tante cose fantastiche. Cosa ti è successo ultimamente? Sembra che tu abbia perso la voglia di darti da fare, amore.
Dovrei fare come dici tu?
Come dico io? Io suggerisco che è ora di pensare al lavoro, al futuro…
E il presente non va bene?
Ti va bene? Nessuno dei due sta facendo molto, qui, anzi nulla. Tu stai rimanendo con lavori da poco, e a volte nemmeno ti pagano… volevi andare in Francia, o dove vuoi, andiamo insieme. – Glielo dissi, accarezzandole le mani. Un po’ mi si spezzava il cuore. Detestavo essere in quel modo, ma non esistevano, a volte, alternative.
Lo so che hai ragione, ma… ultimamente non so più cosa fare. Temo di aver sbagliato tutto, sono confusa.
Lasciati aiutare…
Ho bisogno di tempo, ma tu sembra che l’hai esaurito.
In che senso?
Non hai più voglia di aspettare nessuno, e lo capisco. Se vuoi andare via, non c’è bisogno di andare insieme…
Ti aspetterò dovunque andrò.
Lo so, ma forse per ora… è meglio di no.
Mi colpì, capii cosa intendeva dire.
Vuoi … che ci separiamo?
Perdonami, ti amo, ma… non lo so. Mi sembra tutto così pesante. Sì, sembrerà brutto, ma voglio essere libera, almeno per un po’.
Una “pausa”?
No, una fine. Se ricominciamo, saremo nuove versioni di noi stessi. Non ti preoccupare, ricorda che ti amo, e non mi perdi.
Mi baciò, si mise a piangere ed io con lei. Facemmo l’amore, ed io capii che forse avevo affrontato tante cose troppo presto, ero preso dall’emozione.
Non era ancora tempo per noi, ed io temevo non lo fosse più. Non ero riuscito ad aiutarla a superare le sue paure, mentre per me ce ne erano nuove.
Mi attaccai di nuovo a speranze e sogni di un futuro migliore, temendo fossero altre illusioni.
Speravo per lei arrivasse prima o poi il momento di rinascere, ma dovevamo essere separati. Chissà se, un giorno…
E così cercai di scacciare da me pensieri di gelosia verso di lei, anche io frequentai persone e posti nuovi. Ero preso dalla fretta, perché ero stanco di stare lì. Mancava poco alla fine del mio percorso di specialistica universitaria, quindi speravo di andare via al più presto.
Ma ho imparato che nella vita, più progetti di fare andare le cose in un modo, meno ci vanno.
Ed è così che si cresce, purtroppo. Sempre soffrendo.