- Oltre noi stessi
Alla base di ogni cosa c’è la comunicazione, lo credo fermamente. Se capita che qualcuno con te non comunichi, vuol dire che non c’è confronto, non c’è apertura verso l’altro, quindi anche verso noi stessi.
Ho capito ormai che quando tra due persone manca la capacità di comprensione, non è una cosa che hanno solamente l’uno verso l’altro, bensì contro una parte di sé che li irrita, li fa diventare incapaci di ascoltare, di comprendere la razionalità del fatto che ci sia un’altra opinione.
Molta gente ha paura dell’opinione altrui, ed è molto più semplice, per loro, per molti, è meglio chiudersi nelle proprie convinzioni, a riccio.
Come in una torre d’avorio ritenuta impenetrabile ed inviolabile, perché si ha paura di cambiare, di vedere le cose da un’altra prospettiva, di staccarsi da sé, da noi stessi, per poter abbracciare qualcosa di nuovo.
Per poter anche capire il motivo per cui certe cose accadono, no?
Invece vedo che in molti preferiscono, appunto, chiudersi in sé stessi, ritenendo più facile, anzi, è più facile di parecchio, avere qualcun altro da accusare, un capro espiatorio, credere che sia “tutta colpa sua” e basta, è finita lì.
Nessuna voglia nessuna accortezza di confronto, perché il “beneficio” del dubbio è il suo contrario, non lo vogliono, non si vuole, nulla, nada.
Ebbene, tutto viene evitato per paura.
Si può capire che quando qualcuno ti chiede un confronto, un incontro dal vivo per chiarirsi, la gente si rifiuta, la stessa che si lamentava/lamenta della tua stessa millantata codardia, insomma.
Perché? Ma è chiaro che secondo me, si ha paura del confronto diretto, si preferisce usare i messaggi whatsapp, perché si rifiuta proprio di ragionare, di accettare che esista un’opinione diversa dalla loro, ed in più: credo che temono di vedere crollare le loro idee, quindi, loro stessi.
Alla fine, basterebbe ragionare un attimo, ma ahimé, sappiamo benissimo che si preferisce
Distruggere più che costruire.
Di cosa ci dobbiamo stupire? In situazioni disparate, parliamo sempre delle stesse persone che tendono verso l’estinzione, in pratica.
Gli esseri umani hanno un inquietante desiderio di uccidere, eliminare, distruggere e quindi, distruggersi.
Ormai devo riconoscere che gli unici responsabili della nostra morte non potremmo essere nient’altro che noi stessi, nessun meteorite, nessun alieno, nessuna malattia, no.
A vedere come le guerre procedono, a come si dà priorità ed importanza a cose che non ce l’hanno, e se qualcuno vuole dare un messaggio positivo, lo fa nel modo sbagliato.
Vediamo le attiviste che sporcano un quadro, o gente che blocca il traffico, facendo insorgere più rabbia e indignazione che vera sensibilizzazione.
In tutte e due i casi, si parla di prendersela e/o danneggiare chi non c’entra direttamente: un museo e gli automobilisti.
“Tenete più al pianeta o al quadro?” perché una cosa deve essere banalizzata, la sua importanza cancellata? E perché bisogna danneggiare persone che vanno a lavoro, fermando il traffico, portandoli all’esasperazione?
Perché non protestare in sedi più opportune, magari proprio davanti alle fabbriche o aziende? Non capisco proprio.
Sembra qualcosa fatto apposta per farsi vedere, cosa che magari ha un senso ma… ecco, ci sono troppi contro.
In ogni caso, c’è la divisione, la mancanza di comunicazione, di equilibrio. Paura di confrontarsi, paura di scoprire sé stessi.
Come la paura di crescere, di assumersi delle responsabilità, restando spesso ancorati a passati remoti.
Del resto, siamo in un modo ed in una società che dubita tanto del futuro, che si dubita possa esistere.
Bisogna andare oltre noi stessi, riuscire a contemplarci nel nostro insieme, dentro, fuori, in qualsiasi lato della nostra mente e corpo, creando nuovi equilibri.
Io credo che si possa cambiare, migliorare. Passo molto tempo a meditare a riflettere sulla mia vita, perché desidero il cambiamento, il miglioramento.
Non voglio restare negli stessi posti, nelle stesse storie, e poi, una cosa che in molti non sanno, ma ben venga lo sbaglio, ben venga andare in posti non “nostri”, perché proprio lì possiamo sapere nuove cose su di noi.
Nonostante poi molte frequentazioni si siano rilevate (in teoria) “sbagliate”, non mi pento di nulla. Immergendomi in qualcosa di “Non mio”, ho potuto conoscere e scoprire me stesso.
Da un certo punto di vista, “sticazzi” di quello che ho perso, gli scleri, i fraintendimenti… perché di essi vedi cosa ne puoi fare, ne cogli i frutti per amarti, volerti bene, e diventare una persona migliore.
Anche se non tutti lo vedono, ma poco importa, perché il primo per cui queste cose devono contare, sei sempre tu.
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