Grazie ad una persona che seguo, molto informata sulla musica, ho conosciuto Moor Mother. Non ne avevo mai sentito parlare.
Ho ascoltato il suo ultimo lavoro: ”Jazz Codes”, un album di 18 tracce molto variegato ed interessante. Ho letto su internet che è fa musica sperimentale.
E quindi, spinto dalla mia solita curiosità ho deciso di ascoltare un po’ questo album e mi è piaciuto molto.
In effetti c’entra molto (giustamente) con il jazz, ma anche altre cose mescolate in un solo album che ha reso il tutto molto interessante.
Sto notando che più “invecchio” più sto preferendo la variabilità del suono, preferendo quella musica capace di emozionarmi diversamente, insomma qualcosa che non mi sembra banale o ripetitivo come la musica commerciale.
Il jazz mi piace, mi rilassa, questa musica è proprio quello che ci vuole in un momento del genere. Meglio non “agitarsi” troppo, fa caldo. Stiamo fermi e godiamoci il suono del sassofono, delle trombe e la voce calma di Moor Mother e tutti gli altri artisti partecipanti in questo viaggio in cui ci muoviamo in diversi luoghi della musica.
Sembra un disco molto “etnico”, nel senso che percepisco varie influenze musicali e culturali, con diversi strumenti e quindi, suoni tipici di diverse parti del mondo.
Qualche canzone mi fa venire in mente l’africa, ad esempio. Altre l’Inda, il sud America e così via.
Ci sono anche diversi stili nel canto: in alcune parti è molto r’n’b, in altre blues, rap, ecc.
In un solo album, si è stati capaci di mescolare diverse cose, dando quindi parecchio contenuto e ricchezza alla musica.
La voce è sempre leggera a volte sembra quasi sussurrata, con suoni leggeri che stimolano la nsotra mente in diversi modi.
Si capisce già dalla prima traccia:”Umzansi”, in cui il suono un po’ triste di una tastiera, ci introduce a questo album, che come ho detto è pieno zeppo di variazioni.
Successivamente c’è una delle mie preferite:”April 7th”, una traccia di soli 2 minuti, che mi risveglia tante sensazioni, molto piacevoli.
Come se nostalgia, voglia di rilassarsi e lasciarsi trascinare dalla musica, la voglia di guardare il mare di notte, si mescolassero insieme.
Lasciarsi andare ed ascoltare solo buona musica, così può e deve andare, a volte.
È un grande piacere ascoltare tutta questa musica, notare come mi stimola ogni suono, esplorando ogni angolo del cervello che questa risveglia.
Ormai ho sentito molta musica nella mia vita, e capisco che alcune sono adatte per essere sentite nei momenti più adatti, per accompagnare certe sensazioni, o proprio per cercarle.
“Jazz Codes” ha avuto il potere di poterne raccontare tante, penso che in questi modi abbia voluto anche descrivere la sua vita, perché si canta, sì, ma anche si parla con la musica.
Ora, non ho letto i testi delle canzoni, ma credo che mentre parla, ci dice le sue poesie, dato che ho letto che scrive anche quelle.
Del resto, la musica, con i testi, è sempre poesia con la musica.
Sono stato contento di potervi portare un altro tipo di musica oltre al solito hip-hop, così come sono stato contento di averlo fatto anche io e poter scoprire sempre cose nuove, alla prossima!
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