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Si sa, a volte non è così facile come sembra chiudere col passato.
Ripartire, sembra facile, soprattutto quando lo dicono gli altri. Marco stava ripartendo, ma ogni tanto, senza che nemmeno ci pensasse venivano in mente dei ricordi.
Spesso pensava all’ipocrisia dei consigli: chi li dà, ben poco spesso li segue.
Quindi Marco aveva cominciato a sentire solo sé stesso, non seguiva più i consigli di nessuno. Quell’attività da investigatore privato non era proficua, ma poco importava.
Perché lui stava bene con le sue scelte. Era in pace.
Si teneva il ricordo, i rimpianti e i rimorsi per sé. Aveva notato che parlare con gli altri serviva a poco. Specialmente in quel posto, dove più che pareri, davano giudizi.
Più che consigli, davano imposizioni.
Più di capirlo, pensavano di farlo.
E lui era stanco di tutto questo.
A volte ci pensava, quando guardava la sua città, sembrava spesso dimenticata da Dio, in una muta anarchia. Ordine e disordine.
Un posto in cui si parla di regole che poi infrangono tutte, ripetutamente.
Le regole son fatte per essere infrante. E allora, perché darsi tanto impegno se poi nessuno fa quello che dovrebbe?
E anche lui faceva così, indagando.
Stava ad osservare la sua terra col binocolo, cercava qualche fuoco, qualche incendio.
Quel giorno non sapeva perché, era nostalgico. Gli tornavano in mente ricordi con Arianna.
Si chiese se ci fosse un modo reale per non pensare al passato.
Forse erano tutte bugie, che la gente si dice e dice agli altri.
E forse era solo il caldo e l’attesa che lo annoiavano.
Stava lì, appostato come i veri detective.