Articolo originale pubblicato su MANIFEST: http://manifestblog.it/2023/01/il-mio-pensiero-suil-colloqui-spettacolo-di-lunazione-al-tip-teatro-intenso-ed-emozionante/
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Dopo un po’ di tempo che non mi capitava, sono tornato al tip teatro, luogo di cultura gestito da Dario Natale e dal mio buon amico Domenico D’Agostino.
Era il 29 dicembre e sul palco si sono esibiti i ragazzi del collettivo lunAzione, con il loro lavoro: ”Il Colloquio”.
Sono tre uomini, appena le luci dei riflettori li illuminano, si mettono il rossetto, tutti e tre molto seri, con la stessa espressione intensa, forte.
Dopo si mettono in fila, uno dietro l’altro, il primo da sinistra è seduto, gli altri due in piedi.
E sono di profilo, la maggior parte dello spettacolo è così, i personaggi sono ri profilo: ed è la prima cosa a cui pensare, che colpisce: non succede spesso di vedere spettacoli con personaggi di profilo, la maggior parte è sempre di fronte, ma si sa: lo si fa per farsi sentire e vedere meglio.
O almeno, qualche tempo fa mi consigliarono ad uno dei diversi corsi di teatro che ho frequentato, di non dovermi “Nascondere”, per non rischiare di non farsi sentire dal pubblico.
Nel caso del tip, essendo uno spazio relativamente piccolo, non ci dovrebbe però essere questo problema più di tanto, ed io ero ai primi posti, così vicino che la mia concentrazione non si era persa, anche se none ra tanto la vicinanza quanto la bravura dei tre attori, molti intensi, e capaci di trasmettere le emozioni dei loro personaggi.
Sono tre donne interpetrate da tre uomini, napoletane che sono a fare la fila per vedere le persone amate chiuse in carcere.
Parlano in dialetto di lì, che un calabrese riesce a cogliere: ho notato che sono molto simili, così come il siciliano.

È una storia triste, diciamo, tre donne che aspettano di vedere chi conoscono in carcere e ognuna di loro la vive diversamente.
Il primo a sinistra è una donna più anziana, più esperta ma anche più stanca, colpita dal peso degli anni e della vita ardua che ha vissuto, che continua combattere contro gli stesso demoni di sempre.
La seconda, forse la più giovane ha ancora un po’ della sua ingenuità, ha ancora speranza per un futuro che sembra che si stia sgretolando sempre più a causa del marito in carcere. Ha paura, perché sta vedendo consumarsi tutto il suo mondo davanti a sé.
L’ultima è una donna che penso che sia una via di mezzo tra le precedenti, sembra più dura, più insofferente, più “mascolina”, o meglio: essendo senza marito, senza un padre per i suoi figli si ritrova costretta a fare tutto da sola.
Tre persone con tre diversi pesi sulle spalle, che sembra che possano sopportare solo due di loro, ma si conoscono, fanno amicizia e anche il contrario, si aiutano ma si combattono, si supportano ma si contrastano.
Vivendo la loro situazione di stress elevato per le loro situazioni, in un modo o nell’altro. Tre caratteri diversi, la più giovane sembra più estroversa ed espone più chiaramente i disagi della sua situazione, la più anziana sembra fare la “sputasentenze” in un misto di saggezza a consapevolezza, ma anche di arroganza.
L’altra sembra volersi prendere il perso sulle spalle del mondo intero, ma è così grande che ad un certo punto, non può fare altro che cedere sotto di esso.
Questo spettacolo descrive situazioni che noi non vediamo, ma non sembrano nemmeno così incredibili, anzi, sarebbero molto probabilmente realistiche.
Il punto di vista delle donne, che hanno bisogno di aiuto, ma che nessuno vede, invisibili, silenziose, come se fossero lontane da noi anni e anni luce.
Alla fine tutte e tre si sfogano, si vede quanto siano stufe di quella situazione, prendendosela con chi sta dentro la prigione, le persone per cui stanno facendo la fila.
Quindi ci fa pensare a quelle persone che sono in quelle situazioni che esistono per davvero: una denuncia, forse, per tutti quelli che ne hanno bisogno, si dice infatti nello spettacolo che chi esce di prigione ha un’enorme difficoltà a trovare un lavoro onesto, e sarà costretto a violare di nuovo la legge per sopravvivere. Una critica alla legge stessa, alle regole troppo rigide.
Come si dice: ”fa emozionare ma anche riflettere”; perché lo spettacolo è stato capace di strapparmi risate, di farmi pensare, commuovere, e questi sono vari ingredienti che rendono il prodotto perfetto, compresa la scelta scenografica: luci, musica, ecc. anche il regista ha meritato i vari applausi.
Mi rimane un dubbio: nello spettacolo chiedono sempre l’orario ed è sempre uguale: altra cosa, un piccolo dettagli oche mi fa domandare: era rotto o era un modo per farci capire che percepivano il tempo come fisso, ovvero che non passa mai?
Bravissimi, spero di rivederli.
E bravi anche alle persone del tip, per averli trovati: in fondo il teatro è un po’ una grande scommessa, come nei film: non puoi mai sapere se ti piace prima di averlo visto, cosa che nella musica e anche nelle letture è più intuibile, ma il mondo del teatro è decisamente più variabile, ed è soprattutto per questo il motivo per cui è così bello.
