Non saprei più nemmeno io cosa cazzo scrivere ad una certa.
Capisco di essere stato preso in giro, chissà da quanto tempo. Fin dal primo momento in cui ho pensato di provare un’emozione, erano sempre tutti pronti a bloccarmi, a dire come vivere la mia vita.
Ormai il mio cervello che non pensa troppo come prima, in momenti casuali, (o apparentemente tali), giunge a conclusioni inaspettate.
Sembra che sia successo tutto all’improvviso, ma in realtà chissà da quanto ve la parlavate, chissà da quanto sapevate… in fondo avrei dovuto accorgermene, avrei dovuto accorgermi dei segnali, di certe parole, ma no, dovevo sempre pensare che c’era della buona fede, non pensare a male…
E forse il problema è stato proprio l’eccesso di zelo, eccesso di “volermi aiutare” a tutti i costi, ad aver danneggiato la struttura, i rapporti, per le troppe infiltrazioni nel vaso, che poi si è spaccato.
Invece di lasciarmi vivere e “sbagliare” (sono bravissimo da me…) perché il massimo che sarei riuscito a fare sarebbe stata un’amicizia.
E invece c’è chi da tempo voleva che il rapporto nemmeno esistesse, che voleva che si distruggesse, tutti che pretendevano da me, che io non sentissi, che io non ci pensassi, che io non ne parlassi, a mettermi il bavaglio, ottenendo come risultato il contrario, facendomi arrabbiare sempre di più.
Insomma, non è che mi sia stata lasciata molta scelta.
Perché non è cercando di contenere qualcuno in una prigione a fargli smettere di commettere il “crimine”, anzi, ormai l’ho capito, gli dai ancora più voglia di farlo, specialmente se non se lo merita, se è innocente.
E la cosa che mi ha fatto più incazzare, non era il rifiuto, ma questo volermi imporre il punto di vista, cercando di entrare nella mia testa, psicanalizzarmi, dare una interpretazione tutta vostra ad ogni mio pensiero ed ogni mia azione, dando a me la colpa di tutto, guidandomi a pensare di essere veramente qualcosa da odiare, un mostro, qualcuno che non si farebbe tanti problemi a fare una violenza fisica, sessuale o chicchessia.
Quando ti incontro, e mi guardi, dimmi, temevi che facessi qualcosa a te? Alla tua amica? Ovviamente no, e dovresti saperlo, non siamo stati perfetti sconosciuti. Due anni di contatti, mica un mese.
E cosa vorresti ottenere da quello sguardo di sfida? Quai come se non vedessi l’ora che io davvero cedessi alla mia ira, e ti facessi male.
Peccato che la rabbia che intendi tu è esaurita da lungo tempo, si è raggrumata da qualche parte dentro di me, e ci ha inglobati tutti.
Quasi come se attaccandoti ti avrei dato qualche soddisfazione, e avresti potuto urlare:
- Avete visto? È proprio uno violento come DICEVO IO!
E ti avrei dato la scusa per denunciarmi sul serio.
Peccato per voi che sono molto più intelligente di quanto crediate, ho solo peccato di grosse ingenuità.
Ma la cosa che mi fa incazzare non è questa, non è stata questa, no.
La cosa peggiore, è proprio aver avuto per un anno e mezzo, nella mia testa, le vostre voci, che ho scacciato via, alla fine. Giudizi, veleno, pensieri altrui, tutti che mi dicevano: “la verità”.
Su di me, sui miei pensieri, sentimenti, e dando ad ognuno di essi un nome che avete deciso voi. Facciamo un regalo, sono un pazzo, non era per dimostrare affetto, assolutamente, troppo strano, vero?
Faccio un giro al parco? Chiaramente è per fare lo “stalker”, non perché avevo voglia, e se c’eravate pure voi, spiace dirlo ma era una coincidenza, non sono mica dio che possiedo il dono dell’onniscienza.
E non voglio attirare l’attenzione, non voglio niente di quello che pensate. Chiaramente non sono così pazzo, no.
(E certamente ti vengono strani pensieri, quando le coincidenza diventano TROPPE. Chissà per quanto tempo si è agito alle mie spalle… “amici miei”.)
Cerco la verità, e la libertà, la cura,
ed è per questo che mentre scrivo queste cose, non ho rimpianti, perché comunque sono parole scritte da chi non ha più niente da perdere.
Più che essere stato tradito, la cosa che mi ha fatto incazzare, è che ci avete veramente fatto quello che volevate con i miei pensieri, sentimenti, e io ve l’ho lasciato fare e vi ho dato ragione, mentendo, perché ci tenevo ai rapporti.
Ho sbagliato enormemente, ma non per altri, per me.
La stessa persona per cui scrivo, la stessa persona per cui continuo, la stessa persona per cui mi impegno tanto.
Io devo ringraziare questo periodo così buio. Perché mi ha regalato il dolore più forte, il dubbio, la paura più grande, non tanto per non essere ricambiato, ma per tutto quello che ho scritto sopra e per l’effetto estremamente negativo che ha avuto su di me, le parole che mi hanno ferito e mi hanno acceso tanti dubbi.
Ho avuto paura di essere come dicevano…
Ma so che non lo ero.
Grazie a questi dubbi, chiedendomi di continuo: << come mai ho fatto quest’effetto? Perché stanno succedendo queste cose? Alla fine, di chi mi posso davvero fidare?>>
E tutte le cose che mi avete detto… il regalo più grande è venuto dopo la domanda più grande: << Chi sono io?>>
E ho cominciato a parlarmi di nuovo, cosa che ho sempre fatto, ma un po’ di più, ad uscire, a conoscermi, e infine, ad amarmi.
E a distinguere chi è un vero amico, come quelli che ho ora, che mi spingono a migliroarmi, tirano fuori il meglio di me, senza giudizi e paventando di volermi aiutare, ma poi vogliono solo che io sia in un altro modo, senza potermi mai accettare.
E ora, credo di essere libero, o cominciare ad esserlo, dal passato.
E nessuno di voi, era mai stato capace di farlo prima d’ora. Credo che sia il compito principale di ogni amico.
Piuttosto che giudicarlo e cercare di controllarlo… e sì, queste sì che erano amicizie tossiche.
Che ringrazio, per il più grande regalo che potessero farmi.
Gli auguro a tutti lo stesso bene che gli voglio…
E a tutti, lo stesso bene, che mi hanno aiutato a vivere.
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