“La Miccia”
Scritto da me: Paolo Pileggi, alias “Lo Scrittore Volante”, tutti i diritti riservati.
Un’adolescenza ribelle, strana, pazzesca e solitaria, in una Torino di qualche anno fa, nel passato, negli anni ’90-2000.
Altro prequel de:”Un Piromane in Ferie” , narrano le vicende di un Giorgio più giovane, quello che è (o sarà) il piromane. Un’adolescenza ribelle, strana, pazzesca e solitaria, in una Torino di qualche anno fa, nel passato.
Puntata precedente:” Né al primo, Nè all’ultimo posto“.
“Adrenalina” – parte 4:
“La Prof. Giada”
Avevo quel lato di me che era interessato alla conoscenza, allo studio, la lettura e continuavo a volerne sapere di più.
Volevo restare attaccato a qualcosa di più “reale”, a differenza della mia vita da sbandato. Una parte di me sapeva che quella vita non sarebbe durata per sempre, non doveva.
In quel mondo, in fondo, non eravamo solo noi ragazzini ad esserci persi. Infatti, vedevo spesso persone più grandi, che stavano ancora in quel tunnel, da cui non potevano uscire.
E guardarli, frequentarli, viverli, faceva risvegliare in me quel briciolo di coscienza ancora vivo, che con il suo filo di voce, mi tartassava, dicendomi di non diventare mai come loro.
Mi faceva molta paura questo pensiero.
Infatti, con Vittorio, capitava molto spesso di incrociare strade con quei tipi.
Insomma, la maggior parte sembravano proprio che provenissero dal carcere, appena evasi ed erano sempre strafatti, quel destino non volevo che appartenesse mai a me o ai miei amici.
Ero davvero uno dei pochi a pensarla in quel modo, però.
Per qualcuno, quelli erano uomini vissuti, dei duri, da prendere ad esempio. Io rabbrividivo e mi schifavo al pensiero che quelli là potessero mettere le mani addosso a qualche bella donna, cosa che capitava spesso.
E quelli là poi le picchiavano o … altro.
Da questo punto di vista, io le ragazze, le donne, non le ho mai capite. Da giovane, credevo che avessero bisogno di essere salvate, guidate… poi la storia è ben diversa.
Ovvero che nessuno vuole essere salvato, e nessuno può farlo: possiamo solo provarci, ma chi lo deve fare e lo fa fino in fondo, è la persona stessa.
Queste cose, le avrei imparate a mie spese.
A scuola, insomma, facevo del mio meglio per stare attento, non davo mai fastidio, facevo il discreto.
I professori che con me ci volevano ancora parlare e comunicare, apprezzavano. Erano soprattutto i più giovani.
Ricordo una di loro, una ragazza di 30 anni, in particolare, di nome Giada, insegnava storia e letteratura.
Era diverso da oggi, anche i ragazzini più indisciplinati, portavano comunque rispetto a chi era più grande di loro e avevi l’impressione di parlare con una persona adulta e non con un tuo pari.
La prof era una bella ragazza, diversa dalle mie amiche. Molto più “aggiustata” e benvestita.
Appena la vedevi, era una di quelle che ti faceva pensare: “me la voglio sposare”.
Tra l’altro, avevo la netta sensazione di piacerle, quando venivo, appena finivano le lezioni mi parlava, in privato, lontano dagli altri e assumeva un atteggiamento da persona che ascoltava, disponibile e muoveva la testa e i capelli mentre mi parlava.
In fondo, credeva in me ed io avevo paura di contaminarla. Era impossibile farlo, però, con persone del genere.
Anzi, sarebbe stata capace davvero di darmi una mano a salvarmi.
- Allora Giò, che vuoi fare? Vieni, non vieni… se non te ne importa, lascia perdere.
- Prof, sì mi interessa. Poi lei è proprio brava ad insegnare. – Ed era vero, non facevo il lecchino a nessuno.
- E allora, hai bisogno di una mano? Io capisco che voi ragazzi siete poco interessati, ma tu, lo so che sei una persona capace, i tuoi voti sono buoni, in fondo… troppe assenze, però! Puoi fare di più.
- Cosa suggerisce?
- Potrei darti una mano, mi offro da farti lezioni di recupero.
- Non posso pagarla…
- Gratis, dai!
Mi porse la mano, sorrideva convinta, così tanto che non riuscii a rifiutare.
… Continua la settimana prossima.
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Lo scrittore Volante 