Chissà poi perché sono così fissato con il sistemare le cose, con il passato, così tanto da dover credere che puoi recuperare dei rapporti… e poi capita che puoi farlo, ma in un modo o nell’altro “la storia si ripete” e ti metti a litigare di nuovo. Che significa questo? La storia è dunque destinata a ripetersi, anche se hai l’esperienza dalla tua?
Dopo la riconciliazione con una persone che consideravo amica, le cose sono di nuovo lentamente degradate ed è di nuovo scoppiato tutto.
Questo forse dovrebbe insegnarmi che anche con un’altra persona a cui penso, con cui SPERO ANCORA TANTO GNEGNE di averci di nuovo a che fare, in ogni caso, accadrebbe di nuovo un altro frainteso, un altro casino, un altro incidente che farebbe di nuovo crollare tutto.
Alla fine davvero non cambiamo e non maturiamo mai? La storia si ripete perché c’è davvero qualche “destino” o perché semplicemente non abbiamo imparato abbastanza o abbiamo creduto troppo di potercela fare, o nelle altre persone?
Ma alla fine chi sbaglia per davvero? Alla fine io mi dico i problemi ogni giorno, so che cosa ho sbagliato io e gli altri davvero, e penso di poter imparare qualcosa..
Allora mi dico che forse è meglio smetterla di “illudersi”, e che certe persone sono al di là del cambiamento, che alcune nona hanno sufficiente immaginazione per proiettarsi in un mondo in cui possono vivere diversamente.
Ed io resto poi in una dimensione che mi consente di essere me stesso, senza pensarci troppo, senza paranoie, senza TIMORE di essere giudicato.
Questa è davvero evoluzione? Alla fine a 33 anni è come se ne avessi di nuovo 15, con pochi amici, isolato e raffreddato, discriminato diciamo, dai più, da colore che hanno “la puzza sotto il naso”, da coloro che comunque passano il tempo a parlare male degli altri, di giudicare.
Sento parlare male di altri ogni santo giorno, di persone che nemmeno conosco e dui cui ancor meno mi interessa conoscere… così come non mi interessa sapere cosa facciano.
Ho capito che in un certo senso tutti invidiano, sono tutti diciamo, fissati di parlare degli altri perché sono insoddisfatti della propria vita ma invece di cercare di sistemarla, invece di individuare cosa non va nella loro, cercano – oserei dire – disperatamente quello che (Secondo loro) non va nelle altre vite.
Questo è il principio del giudizio e del pregiudizio, ma non c’è mai qualcosa di oggettivo, se tutti poi si abituano a pensare in un modo, avranno sempre la stereotipia come metro di pensiero.
Mi sono reso conto che le persone hanno avuto un pensiero su di me che alla fine, sta nella loro testa, mi accorgo che dicono cose che sono le più distanti possibili dalla realtà. E nemmeno mi stupisco più a ricordarmi che su di me hanno detto cose che non esistono, che sono…false.
Ieri capita in un discorso in cui io scherzavo (ormai lo faccio sempre, perché sono stufo di prendere sul serio tutto a differenza degli altri).
Prendo in giro una situazione e non una persona, lo faccio su quello di cui in realtà non me ne frega nulla, dove – lo capite – è facile farlo. Non ci sono conseguenze per quello di cui non hai interesse.
E qualcuno mi dice, (sicuramente o molto probabilmente scherzando) che io avevo METRI DI PARAGONE tra donne normali e pornostar, canoni di bellezza.
Ora, ripetendo sempre che di questo me ne frega poco, ecc, ma…
Ho pensato ad una cosa: come sarà mai venuta in mente questa idea? Non ho mai avuto niente del genere, io DETESTO paragonare. Non lo faccio coni calciatori, non lo faccio con NIENTE.
Perché? È da tempo che so che è stupido: non puoi paragonare due serie ad esempio, appartenenti allo stesso genere, perché ognuna di lroo ha le sue caratteristiche positive e negative così come alcuni artisti musicali, anche per questo dico: “non ho un artista preferito”, non più, ce ne possono essere più di uno.
Ad esempio, un tempo (e anche oggi) vi posso dire che Kaos sia il mio preferito, ma…
Ho amato e amo Moder, tipo allo stesso modo, I Colle Der Fomento, Rancore e potrei continuare. Soprattutto perché in alcuni momenti sono entrati più nel cuore, quando “ne avevo più bisogno”.
Ma la domanda principale è: cosa avrei mai fatti per fare venire in mente a qualcuno che io faccio qualcosa di simile?
E allora capisci che beh, molto probabilmente, qualcuno ha avuto idee sbagliate su di me.
La cosa che mi dà fastidio più di tutto? La consapevolezza che i rapporti finiscono per cose inesistenti, fraintendimenti su cose stupide.
Io ho cercato a lungo, la verità.
Ricordo qualche tempo fa, che la volevo prendere, la mia mano si allungava per prendere questo bastone, la verità. Anni fa percepivo che ero vicino, ma nel mio ottimismo pensavo ci sarebbe voluto qualche mese.
Credo che siano passati, invece 3- 4 anni.
Nessuno ci può conoscere meglio di noi stessi, io sono la più grande autorità di me.
La mia verità è la libertà,
la libertà di esprimersi, di pensare con e senza conseguenze e visualizzarle ben, queste conseguenza, che anche se esistono, non significa che non si possano affrontare.
Mi hanno spesso parlato come se le conseguenze avessi dovuto evitarle, ma che ingenuità! Non si possono evitare le conseguenze, ad ogni azione, IN OGNI CASO… corrisponde una reazione.
E allora, non è meglio affrontare la conseguenza a proprio modo, pur facendo male e restarci peggio, piuttosto che tentare di evitarle? Tra i consigli che mi hanno dato il peggiore è il non-fare.
La mia verità è la consapevolezza, di me.
La mia verità è conoscere tutto me stesso, mente, cuore, corpo, anima (se ce ne fosse una).
La mia verità è essere consapevole di ciò che penso, di ciò che dico. La mia verità è fare l’errore, sapendo di farlo, ma invece di evitarlo farlo comunque, perché? Perché è inevitabile e di conseguenza, necessario.
Non si è stupidi se si sbaglia, anzi, si è maggiormente, inevitabilmente consapevoli.
La mia verità è
Il tutto.
Vi veri veniversum vivus vici.
.
Se ti è piaciut*, lascia un mi piace, un commento per farmi sapere la tua, e seguimi per restare aggiornat* su #poesie, #racconti e #podcast!
Qui: