Ciao,
come stai?
Vorrei tanto saperlo, per davvero. Mi piacerebbe parlarti di nuovo senza problemi. Ma ormai so quanto sia utopico.
Secondo me hai anche smesso di leggere quello che scrivo, mi sento più libero. Sì. in fondo quell’ultima litigata è servita ad entrambi. Hai visto? Basta incazzarsi in un modo definitivo per chiudere e sentirsi meglio, liberi.
Sembri stare meglio di me, per quanto io ti veda nelle foto, ti veda ormai poco. Ti vedo sorridente, sembri stare meglio di me,
però se posso dire la mia, devo dire che sono contento, ieri ti ho vista in un altro video, ridere contenta, a festeggiare il tuo compleanno. Posso dire la mia? Mi permetti un secondo?
Devo dire che per la prima volta, dopo tanto tempo mi ha fatto piacere vederti sorridere, prima sentivo un peso sul cuore, ora no. Ed è stato bellissimo, sai?
Poi ti volevo anche dire che anche se ti penso, ormai non sento più quel dolore, o quel “desiderio”. Sì, se mi è concesso di essere diretto e sincero, ho smesso di volerti anche nel senso più fisico.
Spero che nessuno si scandalizzi, quando dico che beh.
Mi masturbo diversamente.
Che dire? Ho sempre pensato fossi così bella, e da innamorato, mi piaceva immaginare di fare l’amore con te, no?
Cose da pazzi, lo so, lo so. Se fossi mai giunta a questo punto, magari già avresti trovato “la scusa” perfetta per smettere. Per pensare di nuovo che io abbia problemi psicologici.
In realtà li avevo, li ho avuti per tanto tempo.
Sembri stare meglio di me.
Ma vedi, vederti contenta mi ha fatto bene al cuore, ed è bello essere contenti per le persone che almeno, sembrano felici.
E la felicità è il miglior regalo di compleanno che si possa avere,
io è da tempo che quando lo festeggio, mi sento sempre peggio,
perché ho dovuto cominciare a lavorare su di me, per trovare la mia libertà, la mia autostima, la mia autonomia.
È stato difficile, è stato faticoso. Perché ho pensato che davvero ti avessi fatto soffrire, ho cominciato a camminare, ho pianto, ho sentito tanto dolore.
Qualcosa che nessuno saprà mai, nemmeno tu.
Ancora oggi se mi nominano la Radio, il mio cuore fa un salto mortale, faccio finta di scherzarci su ma la verità è che essere ironici sulla sofferenza ti porta sempre quel senso di smarrimento,
perché è come ridere quando sei ferito, lo fai sentendo dolore.
Un po’ soffri, nella felicità, perché sappiamo che la vita ci dà sempre una botta buona, ed una cattiva, è l’equilibrio.
Almeno la penso così io, che ormai parlo con la gente che ha sofferto come me, che sembra capirmi, che sa ascoltarmi,
ormai non voglio più uscire con chi mi confidavo prima, ora che dopo aver smesso di stare male, mi rendo conto che parlavo con gente che non capiva, che hanno anche contribuito alla mia sofferenza, in fondo.
Credo che uscirò meno ‘ste feste, come già sto facendo. Gli altri sembrano divertirsi a girare in eterno in questi locali, bevendo.
Io mi sono stancato, anche perché non sento più discorsi che mi arricchiscono.
Cosa cazzo ho fatto, Ste? Ho parlato con la gente sbagliata per lungo tempo, ma alla fine non è neanche stato facile capirlo, ora che capisco finalmente chi sono, ora che capisco finalmente cosa fare, la mia vera natura.
Ste, sono finalmente me stesso, ed è come se prima non lo fossi, neanche quando mi affezionavo a te. Ma la verità dove sta? Forse era un me stesso che ci riusciva, quello di oggi ha tanta difficoltà a farlo,
in fondo come ci si innamora? Sembra che io l’abbia un po’ dimenticato, a forza di stare senza.
Ho voluto che tornassi anche solo per ricordarmi di provare quel sentimento, che ora sembra così… sterile.
Ma ora penso diversamente, sai, ho voluto perlomeno provare a pensarti come amica, e ci sono riuscito. Così, sai, se mai dovesse capitare il miracolo che ci parlassimo ancora, potrei esserti amico senza nessun doppio fine, diciamo. Anche se, beh, anche prima mi sento di dire che era così, anche se solo in parte.
Ma vedi, il fatto che oggi riesco ad essere così contento per te che sorridi, per me è già un segno, sì, di voler bene a qualcuno senza che debba stare insieme a te, così come faccio con molte amicizie che non mi capita più di vedere, o comunque meno di un tempo.
Come quelli di Bologna, sai.
io sogno ancora quella città ad occhi aperti,
tu sembri stare così bene qua, in questa città che odio, in cui però, un tempo, pensavo che se fossi stato insieme a te, ci sarei rimasto volentieri.
Sembri stare meglio di me,
sembra quasi che ti basti bloccare chi ti dà fastidio per andare avanti, sembra che tu mi abbia ormai dimenticato, accantonato, e hai fatto bene, così si deve fare, sono d’accordo.
Così un po’ avanti sono andato anche io, arrancando, sempre più debole, conoscendo sempre meglio le mie sofferenze che anche se le scrivessi e descrivessi milioni di volte in milioni di modi diversi… chi le ascolta ancora non le capirebbe bene, solo io posso farlo.
Ed io non posso dimenticarti, in fondo è stata l’esperienza più forte, ora, grazie a te ho conquistato me stesso, mi hai regalato la cosa più importante della vita,
non credo che potrò mai dirtelo dal vivo, anche se il miracolo dovesse accadere, lasceremo il nostro passato alle spalle…
ma grazie, Stef, di cuore.
Quindi buon compleanno, auguri, di cuore.
Sembri stare meglio di me, spero che tu lo sia davvero, spero che tu non stia in mezzo ai coglioni, spero che nessun altro ti faccia soffrire, io so che per evitare di farlo, ormai, devi “solo” fare attenzioni a chi frequenti.
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