Da sempre, sento di avere una certa “fame”, una specie di bestia interiore che ha sempre voglia di inglobare tutto.
È come se digerisse molto lentamente, ed è come vedere alcune cose e persone del passato, essere digerite pian piano, ovvero, non muoiono subito.
Una lenta agonia; in effetti, l’immagine che si proietta è una persona che sta scomparendo nel muro: possiamo vederne la mano, una parte della faccia, ed il resto è già stato assorbito.
Ma questa fame ha guidato e guida i miei passi, perché sembra non essere mai sazia, ed è meglio così, perché se si fermasse, significherebbe accontentarsi, e stare nel posto e nella vita sbagliata.
Invece si deve proseguire, andare avanti, ed è la fame che mi possiede, e mi fa venire voglia, ogni volta di cambiare lo scenario.
In fondo, per larghi tratti, questa voglia di conoscere e trovare situazioni migliori, mi ha sempre salvato, perché in questo modo sono riuscito a non vivere mai troppo nel mio dannato passato.
Ed è da quando sono ragazzino che ho sempre voluto, un po’, in fondo, trovare la mia situazione, il mio ambiente naturale.
Dopotutto, quando hai smesso di “spremere” dai frutti, capisci che le situazioni sono troppo mote, anche quando, da scrittore, capisci che neanche l’ispirazione ti viene più.
E decidi di smettere anche di scriverci su, per quanto tu possa essere soddisfatto del lavoro.
Ma capisci anche di non essere più sentimentale, e devi smettere di parlarne, perché ormai ti fa schifo, ormai non senti nulla, ormai non sento nulla a riguardo.
E oggi, dalle nuove persone che vivo, mi dicono che sono razionale, e mi fa sorridere, perché qualcuno pensava non lo fossi per niente, oggi capisco che lo sono diventato quasi per forza, anche per una specie di “istinto di sopravvivenza”.
Ma se una parte di me può piangere per quella romantica che non so bene se sta morendo, o è morta, un’altra parte di me gioisce.
Perché in fondo, è meglio così. Perché ora vedo quanta autostima ho, quanta insofferenza ho, quanto posso veramente parlare con qualsiasi ragazza oggi, e pensare:” se va bene bene, sennò sticazzi”.
Ironico, un poco.
Forse oggi, se… se incontrassi molta gente che ho un po’ perso proprio per la mia insicurezza, le paranoie, il non capirci un cazzo, i sentimentalismi… forse a queste persone sarei piaciuto, forse sarebbero rimaste.
Ma è così la vita: è con le sconfitte che capisci come vincere, è stando male che capisci come fare ad andare avanti, a stare bene.
E dopo che ti sbarazzi del male, o di ciò che ti fa stare male, che capisci cosa ti fa stare bene. Che a volte, senti quasi una voce del passato, che ti dice che ti dispiace, ma… più passa il tempo più questa vocina diventa un sussurro.
Per chi vuole restare, può farlo senza compromessi, senza pretendere. Chi vuole risolvere risolve, chi vuole fare pace, fa pace.
Non c’è un tempo indefinito per aspettare per farlo, io ormai vado appresso alla mia fame, che ha voglia sempre di cose nuove.
Necessità costante di evolversi.
Se non avessi questa fame, la mia vita sarebbe “finita” da lungo tempo, nel senso che mi sarei accontentato ed addormentato, a volte un po’ preso per il culo, a volte un po’ troppo condizionato dalle amicizie vecchie.
Per quanto io gli voglia bene, come purtroppo troppa gente, penso che siano ancora un po’ condizionati dall’idea iniziale che avevano di me quando ero più giovane, e questa cosa mi dà fastidio.
Consapevole di ciò, e anche consapevole del fatto che per quanto (a torto) io abbia insistito in certe idee, l’idea delle persone che si sono allontanate da me, non cambierò probabilmente mai. Forse certe ferite restano, certe paure rimangono. Solo la maturità ci può salvare, solo la fame mi salva.
Ho sbagliato molto, mi dispiace molto, soprattutto per me stesso, per il tempo buttato, mi dispiace per aver fato male a qualcuno, mi dispiace di averlo fatto a me, ma poi basta, tutto passa, tutto deve finire.
Perché sazio, non sono mai.
“Quando ci vediamo prima che riparti?
Ho fatto la valigia, ho messo dentro fogli e sassi
Strappo frasi da terra, ho il sangue dei braccianti
Mentre guido mi addormento così riesco a immaginarti
Io aspetterò che passi come i casellanti
E provo a catturarti gli occhi proprio mentre li spalanchi
Questa vita è una puttana, non ho contanti
Ma vengo a tritarti il palco prima di conciarmi”.
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