Parte 12.
Dopo non si sa quanto tempo, la mongolfiera, iniziò ad andare dolcemente, gradualmente verso il basso. Sembrava fosse programmata.
Da lassù, l’uomo vedeva ampie pianure, seguire da coltivazioni e campagna. Quel posto, non sapeva bene perché, ma gli era indubbiamente familiare.
Non ci mise molto a capire il motivo: vide un castello, una fortezza parzialmente distrutta, un muro abbattuto da cui usciva ancora del fumo: era il suo antico regno.
La mongolfiera si posò a pochi metri da quell’apertura: quel posto sembrava abbandonato.
Era una città che era stata semi-distrutta da un’aspra battaglia: l’Eracolatore proseguì, inoltrandosi in quella che, un tempo, era casa sua.
Era la sua fortezza, la città che aveva costruito con tanta cura, insieme alle case in cui un tempo abitavano, coloro che albergavano, anche, nel suo cuore.
Ma lo avevano abbandonato alcuni, ed erano stati esiliati altri.
Ora viveva in un nuovo mondo, lo sapeva.
Si avvicinò al castello, vide l’enorme punta che aveva perforato le mura: ricordava che quella punta si era fermata proprio vicino a Carandass, e lui era morto, nel tentativo di proteggerlo.
Ma non sempre si può proteggere il cuore dal dolore…
Entrò nel vuoto castello, circondato dai cadaveri dei soldati, degli abitanti.
Un silenzio enorme lo avvolse, insieme al fetore di morte.
Nelle sale del castello, c’erano i quadri di coloro che una volta, erano nel cuore, quelli che una volta, amava. Erano quasi tutti imbrattati del sangue di coloro che vi abitavano; passò, osservando tutto, impassibile.
Era come tornare in un luogo dove sei stato più volte, senza saperlo, come se si fosse abituato a tutto quel dolore, a tutta quella… morte.
E si avvicinava, sempre di più. Nel posto dov’era morto.
In quella sala, che aveva costruito, pensando fosse indistruttibile, come una cassaforte, quel posto che aveva chiuso, per evitare le sofferenze.
Una grande sala bianca, con solo un tappeto e un tavolino, al centro.
Oggi capiva, che il cuore non deve essere rinchiuso, per proteggerlo. Il modo migliore per farlo, è proprio metterlo in piena vista, così che non diventa qualcosa che qualcuno possa prendere, avere la tentazione di rubarlo, no… lo potevano solo guardare.
Lì, lo trovò, infine, ancora vivo: forse lo era rimasto per ricevere il colpo di grazia, proprio da chi, un giorno, l’avrebbe trovato.
Era in centro alla sala, su un soppalco, sanguinante, morente.
- Eccoti qui…
- Sono arrivato. E tu, vivi ancora, eh… vecchio re?
- Il re… è morto. Lunga vita al re…
- Già.
- Credevo… di poterlo fare, di avere lei come regina…
- Ma la monarchia è qualcosa di morto, no?
- Come me… credo.
- Molto bene, mio “me stesso” precedente… ora hai capito che sognare è inutile?
- Come sei diventato… ora parli come loro.
- Se non riesci a batterli…
- Io non volevo battere nessuno.
- No? Volevi dominarli, dato che sei il re? Guarda cosa ne rimane del tuo… “regno”.
- Io… volevo solo…
- Qualsiasi cosa tu volessi, non ha importanza alcuna.
- Io… li amavo.
- Sì. e se ne sono andati via, lasciandoci anche questa distruzione come ricordino.
- Pensavo di essere abbastanza forte.
- E forse lo eri. Ma non era una questione di forza.
- Perdonami, ti ho…deluso.
- Non sei neanche riuscito a proteggere Carandass come credevi. Dicevi: “nulla di cui preoccuparsi, niente che non possiamo gestire…”
- Perdonami…
- Ma sì, bisogna sempre farlo con il proprio passato. Riposa in pace, vecchio re. Ora non hai più bisogno di regni e di consiglieri.
Il sovrano di quel regno decaduto morì; aveva la stessa faccia dell’Eracolatore. Era, difatti, il suo passato.
L’uomo sospirò con rassegnazione e nostalgia; era il suo vecchio mondo, era così bello anche da morto…
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