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Lo scrittore Volante

  • “Anche tu stai piangendo” – Recensione e riflessioni su #DevilmanCrybaby.

    febbraio 6th, 2019

    È stata la prima volta che ho visto un anime su “Devilman” ovviamente però, di fama, il suo nome non mi era nuovo.

    Inizio la visione, un po’ dubbioso. I disegni all’inizio non mi colpiscono in maniera particolare, la scelta di mischiare il vecchio con il nuovo? è tutto un po’ strano, la storia non ci dice alcune cose, non subito, non in maniera precisa.

    La storia sembra quindi, semplice quanto sfuggente. I demoni esistono, ma non è chiaro come, e come siano venuti sulla terra, e perché Akira, viene così ciecamente guidato nelle manie di Ryo.

    Poi appare Amon, e la scena in cui appare, ci fa dire un po’ a tutti: “che figata”.

    Non lo capisco subito, ma questo anime non è solo uno di lotta di un demone che “picchia altri demoni”, perché più uno va avanti, più capisce.

    Innanzitutto il dualismo tra i due personaggi principali: Akira, un ragazzo che diventa appunto, un demone, ma tra i due è il più “angelico”. Nonostante il suo stesso aspetto fisico, presuppone “malvagità”.  Ma è Ryo, cinico, malefico, spietato, ad essere quello “demoniaco”. Non sembra provare amore per nessuno, se non per Akira, appunto.

    Devilman_Crybaby_Queeen_Bee_Clip_02.0

    E attenzione da qui in poi, potrebbero esserci dei grandi SPOILER: perché per fornirvi un’analisi approfondita, devo spingermi oltre!

    Ryo, è disposto a tutto per proteggere Akira, anche di uccidere. Voleva uccidere Miki, la ragazza, che si suppone, Akira ami. Ma è un amore diverso: come fratello e sorella, perché essi amano, ma non condividono mai i loro sentimenti, né tra loro, né con i loro amici. Sembra che resti nella loro personale intimità, in una maniera chiara, ma anche non.

    (altro…)

  • Scarabocchi. (Canzone)

    gennaio 14th, 2017

     

    C’era una volta, un piccolo ragazzo,

    che della vita non ha mai capito un cazzo,

    che ha sempre solo pensato di essere un pazzo.

    Senza direzione, “quasi quasi mi ammazzo”.

    C’era una volta un uomo che era capace di amare,

    più di altri, era il suo credo, senza non si può stare.

    Pregare, questo era quello che faceva sempre, essenziale.

    Questa modus operandi, come quando sento le cicale.

    Le cicale, che volevate vedere da vicino,

    avete reso anche me un po’ bambino.

    Un po’ più di primo, piano, pianino.

    Mi sono sentito finalmente utile,

    più del mio esistere in un rudere futile,

    più del mio castello, umile,

    e trovato la forza di fare come il pugile.

    Il guerriero che non si arrende,

    che la speranza non appende,

    La luce dentro si accende,

    Queste, le rime delle calende.

    Ricordo ogni storia che posso scrivere, che si addice,

    La recita con Emotrix, Alice,

    sei tu l’attrice,

    e grazie a voi sono più felice.

     

     

    (ritx2)

    Pieno di lacrime, questi occhi,

    perso, nel paese dei balocchi,

    siete stati i miei “marmocchi”

    e ho conservato tutti i vostri scarabocchi.

    Il sorriso, con i ritocchi,

    come quando scende la neve, e prendi i fiocchi.

     

    Mi è stato donato un giocattolo,

    un triciclo, non l’ho chiuso nel barattolo.

    L’ho appeso alle chiavi di casa,

    chiavi quindi del cuore, su questo si basa.

    Conservo ogni assurdità,

    qua, ogni ricordo è preziosità,

    ho questa fissa, sto in fissa,

    missa, che son perso in lista.

    Chissà, se questa canzone sarà una mina,

    chissà se potrà piacere a Yasmina.

    Racconto le storie, quasi nascondendole,

    mentre rendo pubblico il mio punto debole.

    È tempo per il re di fare regole,

    Adam, mi rincorri con le tue mandibole.

    Il morso del sogno strano,

    Carol, cosa vuoi che sia, un suono strano,

    invano, provai a dire no, quando volevi prendere le cicale,

    E ora mi chiudo in questa stanza a cantare.

     

    (ritx2)

    Pieno di lacrime, questi occhi,

    perso, nel paese dei balocchi,

    siete stati i miei “marmocchi”

    e ho conservato tutti i vostri scarabocchi.

    Il sorriso, con i ritocchi,

    come quando scende la neve, e prendi i fiocchi.

     

    Scende la notte, in questa estate strana,

    Senti il canto della rana.

    Nel pontile della pace,

    il silenzio che ci piace.

    Pensavo sempre a cosa mi ha fatto venire voglia di fare l’educatore,

    non ho più rancore,

    ho voglia di spendere bene le mie ore.

    Grazie a questa opportunità, forse data da Dio,

    Io, lo stesso Dio, che bestemmio, nel mio oblio.

    Un pezzo lento, come trasportati via da una barca sul fiume,

    il BarLume, della speranza in un marciume,

    ma in realtà, ci salverà il vostro acume.

    Le generazioni future,

    quel che uno riassume,

    la storia del mio imparare, male comune.

     

    Ora sto facendo quello che dovevo fare tempo fa

    Studiando quello che è la strada, la crea chi si impegnerà,

    a camminare nel nome della libertà,

    della verità

    bambini miei, ricordate Sara, e come sarà.

    Imparate ad amare, perché questo educatore, amerà.

     

     

    (ritx2)

    Pieno di lacrime, questi occhi,

    perso, nel paese dei balocchi,

    siete stati i miei “marmocchi”

    e ho conservato tutti i vostri scarabocchi.

    Il sorriso, con i ritocchi,

    come quando scende la neve, e prendi i fiocchi.

     

    A voi ragazzi miei.

    Siete indimenticabili.

    Avete aperto nuovi capitoli della mia vita.

     

  • La cosa giusta

    aprile 16th, 2015

    Articolo scritto per “il contest letterario de la “Rivista!unaspecie” al notturno sud. Titolo : lo stesso che leggete su.

    Luogo : manicomio Personaggi: Attore Hard – timido

    Poliziotto – Generoso

    In una fredda giornata di autunno, silenziosa, lenta, malinconica, un uomo sospirava, guardando il cielo.

    Posò poi lo sguardo a terra, osservando con apatia le foglie secchie dagli alberi cadere. Era un giorno come gli altri, come troppi nel maincomio di Arkham. L’agente Bullock rientrava, dopo aver fumato una lunga sigaretta. Tornò più arrabbiato di prima, ad interrogare quell’uomo. Non sopportava i criminali, vero. Ma quelli pazzi, sarebbe stato felice di ucciderli: – Mi stai facendo perdere molto tempo, lo sai? – Tuonò, entrando nella stanza. Il pazzo si nascondeva, arrotolato su sé stesso: – P-p-pietà! – Mi devi solo dire dove trovare Crane. – H-h-h-ho p-paura – Piantala di balbettare, Thompson. – N-n-non volevo, agente. Io delle donne, ho paura. –  Quel pazzo di Crane diceva di guarirti, ma voleva solo fare della paura il suo più grande divertimento. Ora calmati. -Ho bisogno che lei mi perdoni. – Lo farò, appena mi aiuterai. Sarà meglio per entrambi.

    – N-non lei. Quella donna. – Di cosa parlo? – L-l-e ho fatto troppo male. L’ho  v-v-violentata. Ma era solo un porno. – Gesù! Crane ha fatto un bel lavoretto con te. – Può aiutarmi?

    L’agente non volle più arrabbiarsi. Odiava i criminali. E quelli pazzi li odiava perché gli facevano pena. TROPPA pena. Fece chiamare gli infermieri che lo calamarono. E gli venne un’idea: fece chiamare la psichiatra che si occupava di lui. Si veste come quelal ragazza, e entrò nella stanza. Appena l’uomo la vide, si mise a piangere con un bambino. Le abbracciò le gambe, implorando perdono in un mare di lacrime. L’agente tornò a fumare un’altra, lenta, sigaretta. Con lo stesso scenario di prima, ma diversi pensieri. Si domandava se in una città come quella sarebbe mai stato capace di essere un bravo poliziotto. Chi si distingue finisce male, o peggio… In quelle situazioni metteva il suo cinismo e menefreghismo da parte. E aveva quella sensazione, rara nella sua vita, che odiava come tante altre cose. La gioia di fare del bene agli altri. Rientrò nella camera, e stavolta l’uomo, era immobile. Finalmente scoprì ciò che doveva, tra lacrime di disgustosa gratitudine. Era un giorno come altri in quella maledetta città dove era difficile ve ne fosse uno diverso.

    Grazie ai tanti applausi, a metà e dopo il mio racconto. E a Ross, che mi ha abbracciato subito dopo.

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