Ogni #mercoledì vi porto:” Prendetevi Anche il Cielo”, un romanzo che è ambientato in Calabria, e parla proprio della regione, e di alcuni suoi problemi, come la mafia, il disagio giovanile e altro…
Avevo scritto questo libro per la prima volta nel “lontano” 2019, ho anche partecipato al “premio Graziano”, con esso, finendo nelle menzioni speciali.
A cura mia, Paolo Pileggi, “Lo Scrittore Volante” – Tutti i diritti riservati.
Lo riscrivo da capo, come una specie di prequel de “Un Piromane in Ferie”. Infatti qui appare Valentino, personaggio che Compare verso la fine del suddetto.
Inizia tutto da qui.
Puntata precedente: “Cristina“
II°Alba parte 5:”Un Favore”
La mia ragazza mi fissò, io ero rimasto imbambolato, ma credo mi capisse in quella silenziosa disperazione.
Comunque, la riportai a casa, e ci eravamo promessi di vederci quella sera stessa, non vedevo l’ora di rivederla, la mia eccitazione era a mille.
A casa mi decisi a spendere il mio tempo nel modo migliore possibile: studiando e progettando il ritorno a Cosenza, anche se la mia testa pensava continuamente al culo della mia ragazza, quindi era molto difficile.
Decisi di fare due passi, il caldo comunque era talmente forte da rendere ulteriormente difficile la concentrazione.
In giro vedevo la solita sporcizia diffusa nella città, bottiglie di vetro spaccate, carte e tanto altro schifo per terra. C’era un diffuso odore di bruciato in giro, sicuramente causato dai vari incendi che colpiscono la nostra regione, portati dal vento.
Giunsi in un quartiere, non molto lontano da casa, con alcune case popolari, si diceva che fosse pericoloso, ma io che ci andavo ogni tanto, avevo visto che non succedeva mai nulla, invece.
Era per me un posto affascinante, a dire il vero. Sulle pareti dei palazzi vedevo dei bei murales, che in altre parti della città non li vedevi, era proprio un altro posto, qualcosa di più vero, secondo me.
Avevo la testa da un’altra parte, e non feci caso a un tipo che mi stava chiamando, seguendomi, fino a quando non fu vicino:
Lo riconobbi, era uno di quei tipi che ci aveva sparato addosso.
Mi tese la mano per stringerla, ricambiai e dissi il mio nome:
Il ragazzo era contento del modo in cui avevo risposto al saluto, suppongo lo ritenesse un modo virile e orgoglioso di farsi riconoscere.
Infatti, non so perché, non mi ero spaventato a vederlo in quel momento davanti a me, nonostante l’altra sera mi stava per ammazzare a sangue freddo.
Non sembrava nemmeno più tanto minaccioso, aveva gli azzurri, erano un po’ tristi. Era rasato e aveva la pelle della faccia arrossata, come i bambini.
Non mi fidavo, ma avevo la netta sensazione che era meglio fare come diceva, pensavo che non l’avrei mai più rivisti, che la storia era finita la sera prima, ma sono il solito ottimista illuso.
Sospirai, e lo seguii. Mi condusse in un garage poco lontano, dove c’erano anche gli altri.
Feci conoscenza di quei malviventi, avevano l’aspetto di tutti gli altri che avevo sempre visto in giro, con quei tagli di capelli da tamarri, tranne uno, che invece indossava abiti larghi, e sembrava essere sempre sballato.
Uno era Ernesto, che chiamavano banalmente:” u sparalestu”, e probabilmente era in senso letterale.
L’altro ragazzo si chiamava Fabrizio, detto “u panda”, aveva la felpa col cappuccio, che teneva indosso. Spiegò che il motivo del suo soprannome, era nato da una rissa, dalla quale uscì con entrambi gli occhi neri. Mi ispirava molta simpatia, era proprio uno che era fuori luogo, in quell’ambiente.
E, infine, il famoso “Zu Peppe”.
Si accese una sigaretta Lucky Strike rossa, e mi fissò per un po’.
Un favore? Cosa intende questo misterioso mafioso, sarà qualcosa di pericoloso? Lo scopriremo settimana prossima!
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