Premessa:
ATTENZIONE: si precisa che, come altri racconti del blog (poesie incluse), questa è un’opera di fantasia. Ogni riferimento a luoghi, eventi, reali (varie ed eventuali) è puramente casuale.
Romanzo scritto e curato da me: Paolo Pileggi/Lo Scrittore Volante, tutti i diritti riservati.
Ogni #mercoledì vi porto:” Prendetevi Anche il Cielo”, un romanzo che è ambientato in Calabria, e parla proprio della regione, e di alcuni suoi problemi, come la mafia, il disagio giovanile e altro…
Il titolo è ispirato ad un passo della poesia di Franco Costabile “L’ultima Uva”.
Puntata precedente: Ti amo.
“La casa del panda”
Avevo un po’ paura di dire alla ragazza che amavo la verità su ciò che era successo. Se le avessi detto del mio incontro, temevo che si sarebbe allontanata per paura, e dopo una notte così bella, sarebbe stato un peccato.
Fu proprio quella grande emozione, però, a farmi venire voglia invece, di essere sincero, fidarmi di lei, come si doveva fare.
Cristina non ebbe paura come pensavo: temeva per me, come io per lei, e disse:
- Stai attento, ti dicono che vogliono poco, però chi ci garantisce che poi non vorranno di più?
- Cosa dovrei fare, secondo te?
- Non so, amore. Forse andarsene via, scappare…
Il pensiero mi infastidì. Io non volevo andarmene, e detestavo essere costretto a farlo, se accadeva in particolar modo in quelle condizioni.
- Verresti con me?
- Ovviamente.
Ci tenemmo per mano, la strinsi forte.
- E se ci inseguono?
- Non so se si impegnerebbero così tanto per te, Vale.
- Forse hai ragione.
Però io avevo qualche dubbio. Non sapevo perché ma ero sicuro che si potesse stare tranquilli, se avessi fatto ciò che mi chiedevano.
- Ho paura, però. Forse è meglio pensarci bene a questa eventuale fuga, sai?
- Ti sta bene fare il fuorilegge?
- Se è per proteggerti, io farei qualunque cosa.
Lei rimase in silenzio.
- Sei molto romantico, io però ti preferisco vivo e libero.
Io non ero sicuro, però e decisi di restare ancora nella mia città. Con il senno di poi, devo dire che avevo una grande curiosità di conoscere quel mondo da cui tutti scappiamo e mi credevo capace di gestire le cose.
Sono entrambe vere, ma la mia ragazza aveva ragione: non ne valeva la pena poi così tanto, anche se mi hanno regalato questa storia da raccontare.
Rassicurai Cristina dicendo che c’era ancora tempo, che avrei trovato un modo per essere sicuro di potercene scappare in sicurezza; e devo dire che questa cosa in fondo, non fu sbagliata. Ormai so che prendere decisioni in fretta è sempre male.
Mentii, però quando dissi che stavo veramente pianificando una fuga. Amavo e ancora amo la mia terra, nonostante tutte quelle cose, ed era un amore così grande che nulla poteva sovrastarlo.
E il giorno dopo, infatti, vidi “il panda”, che tramite messaggio mi aveva detto di andare a casa sua, la quale non era tanto lontana dal posto in cui l’avevo visto per la prima volta.
Il pomeriggio presto mi incamminai, ed entrai in uno di quei palazzi delle popolari. La prima cosa che sentii fu sua madre che lo rimproverava, non per la sua attività, ma per il disordine e la sporcizia.
Lui disse di calmarsi, perché avevano un ospite. La signora mi aveva accolto con affetto; era così gentile e disponibile, non sembrava affatto fossero mafiosi; infatti, come scoprii in seguito, non lo erano.
Mi offrirono un caffè che accettai volentieri, mentre Francesco scherzava con me, parlando del più e del meno.
Era la prima di tante volte in quella casa. Mi è rimasta dentro.
Il ragazzo prese qualche pacco pieno di erba e mi disse di seguirlo.
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