Parlo molto con il me stesso di 23 anni, ultimamente; ci sono parecchie similitudini per tante cose ed è ancora più bizzarro, perché erano dieci anni fa precisi.

Ricordo come a 23 ero stanco di tante cose, volevo andare via, stavo male qua, soffrivo.

Il motivo principale era una ragazza, al tempo. Con cui avevo litigato più volte e con cui non c’era la minima speranza di recuperare alcun rapporto.

Che poi, il motivo reale per cui cominciai ad odiare Lamezia fu proprio quello: le liti con lei, anche in pubblico, e poi molta gente ovunque mi veniva a rompere i coglioni, a prendere in giro, anche persone non prettamente bulle, insomma.

Troppa gente sapeva troppo, era un effetto collaterale, chiaramente, ma era uno dei danni che non poteva calcolare, lei, e nemmeno io, in effetti…

Ma seriamente era davvero surreale, strano: persino appena uscivo fuori di casa, c’erano persone che passavano in moto e mi dicevano qualcosa.

Allora già cominciavo ad uscire di meno, a litigare di più anche con gli amici, era il momento giusto per andare via, non sopportavo più stare qui.

Ricordo che litigai con mia zia che stava da anni là, diceva giustamente che era irrazionale (anche se non così), andare via senza arte né parte.

Io mi arrabbiai, lanciai il telefono… per quale motivo?

Non mi ha sentito l’hostess del volo che ho preso

Per spiagge senza donne in topless, ma solo ed offeso

Mi sento un po’ mostro di Loch Ness, ho atteso e son teso

Ti sto lasciando a metà discorso lanciando il cordless accesso

(tra l’altro avevo cominciato a sentire Rancore proprio allora, che bizzarra coincidenza… se lo è

E lo sto ascoltando in questo momento, proprio per ricordarmi meglio).

Il motivo era che comunque sentivo già l’oppressione di una città in cui ormai stavo malissimo, combinata alla “voglia” di fermarmi, di fermare i miei bisogni. Perché ai tempi andare a Bologna era solo l’esigenza di andare a vivere in un altro contesto.

Dovevo andare via, rischiavo di morirci, qui. (Non necessariamente in senso fisico, ovviamente, ma nel senso di avere la mia personalità gravemente uccisa).

E infatti, a ricordarsi bene anche il mondo di oggi, la realtà odierna, è facile ricordarsi che anche oggi, cose simili son successe, con persone che mi dicevano che dovevo comportarmi “come dicevano loro”.

E i oso che sbagliavo, io so che FORSE avrei veramente dovuto  fare come dicevano, ma so che non puoi dire alla gente, a me, come comportami.

Suppongo che il mio problema sia stato proprio avere una personalità forte, e che chiunque non capisse come fossi fatto, non capissi i miei pensieri e sentimenti, volesse in qualche modo, “privarmi” della libertà.

A prescindere dal fatto che qualcuno sia o meno in buona fede, è stato per me insopportabile sentirmi dire cose come: ”non va bene come fai, devi fare così”, solo perché erano modi più “socialmente” accettabili.

Cose che, ovviamente, hanno contribuito a farmi odiare questa società: vai bene solo con certi standard, sticazzi anche se sei diverso.

Son troppo sincero e naturale per fingere, c’ho provato, ma poi ogni volta non reggo, e devo  tornare ad essere me stesso, è veramente più forte di me, anche se è sempre ME la persona di cui si parla.

Alla fine ero scappato, ma ricordo che a 23 anni, avrei voluto restare in Calabria, in realtà, andavo all’università di Cosenza, e ricordo che stavo bene…

Quante cose sono cambiate.

E oggi come detto ieri, me en voglio andare, ma non sono la stessa persona di ieri che voleva semplicemente “fuggire”, ma ritrovare un altro me che ho lasciato lì, la mia versione più bella, che sembra vagare come uno spirito per le strade di Bolo, senza il mio corpo.

Io non so dirvi sinceramente come cazzo era la situazione, non so dirvi se fosse precisamente un’ossessione, per una persona.

La verità è che non ero fissato con Valentina, persona a cui ho continuato a pensare per anni, perché me lo ricordavo, ogni volta che stavo bene a Bologna, in ogni momento di felicità ricordavo qual era stata l’origine di tutto.

Quindi come dire? Non è che la ricordassi perché ero ancora innamorato o non so che, ma per ricordarmi costantemente il me di 23 anni, in quell’anno in cui mi persi più che mai, non ero più uno con un controllo.

Ed è così che per anni ho avuto paura di tante cose, tipo dell’amore, oppure che capitasse di nuovo qualcosa di simile.

Avevo paura di tornare a Lamezia, avevo paura della sofferenza, del dolore causato da un ambiente in cui alla fine non mi sono mai sentito di farne davvero parte.

Mi sento più Bolognese in cui ho vissuto per diversi anni, più di sentirmi Lametino,, città in cui sono nato e cresciuto, sì…ma cresciuto come?

Sono più maturato a Bolo che qua, in cui ad essere sincero, sembrate sempre tutti in una bolla impenetrabile, rimasti nelle convinzioni di una vita che non esiste più, io mi sgolo a dirvi che …

Che ora che ci penso, i 20 sono finiti.

Sono iniziati da un po’ i 30, ed ora c’è maggiore consapevolezza, ma c’è sempre la stessa voglia di vivere di prima, anzi, per certe cose anche più forte.

Io non sopporto la mentalità chiusa di questo posto, e magari sarò presuntuoso, ma… davvero, mi sembra di essere il solo a considerare altri punti di vista, alternative, di vedere oltre “bianco o nero”, e la cosa mi fa ridere, perché a 28 mi dicevano che ero io a  farlo.

Sono davvero cambiato? Forse sono rimasto sempre lo stesso. Oggi a 33 ancora penso all’altra, a una persona che per molte cose aveva similitudini con Valentina.

Stef,

a volte credo che il destino o Dio “ma l’abbiano messa” nel mio cammino (per quanto io ai suddetti dubito), per farmi riaffacciare a quel me stesso di  23, a cui avevo evitato di pensare. Mi vergognavo, avevo il timore di ricordarlo, perché pensavo di aver causato solo sofferenze, ma…

ma ora, grazie a quello che è successo so bene che NONOSTANTE LE APPARENZE; in una situazione, in una lite non  esiste mai sono una persona che sbaglia.

Dato che come Valentina, si è comportata uguale, come troppe persone ormai fanno, e so che non succede solo a me, quando non riesci a farti sentire, a farti capire.

Sono proprio un “gobbo”, anche io giudicato colpevole ancora prima che venga dato un giudizio: l’opinione popolare mi ha già condannato, e siccome “la vittima” è una (bella) donna, è finita per “l’orco cattivone-violentatore”.

Appunto, chiamato in modi veramente brutti, senza che io l’abbia mai fatto, quindi basate sul nulla, su fatti CHE NON ESISTONO.

Di cosa parliamo, in fondo? Chi è davvero la vittima, qui?

Quindi in che senso il destino ha fatto quello che “deve” fare? Perché nel futuro-presente ho capito tante cose del passato.

Sembra che io l’abbia “trovata” e mi sono innamorato per (in qualche modo), assolvere l’antico me stesso.

Ed oggi, amare me, in pratica.

Per quanto io trovi insopportabile essere stato definito in modi che non sono.

( Tra l’altro qua tra denuncia e denuncia, avrei dovuto farlo io a voi per diffamazione, dato che avete tanto comodamente definito la mia persona con epiteti di persone che commettono reati molto, MOLTO GRAVI. Non sono poi così sicuro che la vittoria sarebbe stata così scontata da parte vostra, come avete sempre definito. Ma è chiaro che è sempre “l’orco cattivo” a perdere).

Sì, io il  cattivo oggi e ieri.

Io non dico  di non aver sbagliato, né tantomeno mi voglio porre “al di sopra” di qualcosa o qualcuno.

Suppongo che se qualcuno (anche se rispetto alla stragrande maggioranza di persone conosciute in tutta la mia vita è comunque una piccolissima minoranza, di conseguenza), si sia sentita male con me, non potrei mai dire di non avere responsabilità.

Tuttavia ho sempre agito, come si dice, “in buona fede”. Credo di aver toccato punti negativi nei cuori, nelle teste nei cosiddetti “animi” di certe persone, senza mai rendermene conto, e ovviamente per quanto abbiano “PROVATO” ( ma anche qua vien da ridere, perché invece di spiegare, accusano), a spiegarmelo, so di non aver compreso, proprio perché il contatto, il confronto razionale è stato negato.

Cioè dopo tutte ‘ste liti, io non è che abbia capito realmente il male presunto o sostanziale che io abbia fatto.

Come successe ai 23, anche oggi la stessa cosa: consigli, opinioni, persone che dovevano “proteggere me o l’altra” da (alla fine), mali inevitabili della vita.

È stato tutto contaminato, e beh, io non c’ho capito praticamente nulla, e mi vien da ridere, di nuovo, perché a pensarci, sembravano tutti così convinti di aver capito, e di potermelo insegnare.

Beh, hanno fallito.

E rido ancora, perché capisco che nessuno è mai stato razionale, che al massimo lo sono io, ora, da distaccato, non più coinvolto emotivamente come prima, a capire… quello che posso.

E scusate gli sfoghi, ma da qualche parte devo pur farlo e dirlo, perché ormai io non dico più niente agli altri.

Ho dei limiti, ovviamente umani, che non mi consentono di comprendere. Per questo c’è bisogno di un confronto reale e non solo scleri, sfuriate, o puntare il dito.

La paura è la cosa che influenza maggiormente le nostre decisioni, ma non deve, perché causa solo male, ed infatti non è mai ragionata.

Paura mia, paura di Vale, di Stef… Paure. Le cose da cui scappiamo, sì, ma dove?

L’unica differenza è che non abbiamo litigato dal vivo, oggi… e quindi un po’ mi sono risparmiato i cacamento di cazzo da parte di persone sconosciute e posso girare in città “tranquillamente”.

Mi domando se sia una cosa positiva, però, non avere avuto un confronto faccia-a-faccia, per quanto possa essere stato molto aggressivo.

Meglio così? Oppure si può pensare che siccome abbiamo i telefoni e social, abbiamo vie di fuga più semplici.

Bloccare, “ghostare”, ignorare.

Sono davvero cose positive, o… beh, lo dico: sono cose da codardi? Solo tramite messaggi cosa si può capire davvero, come si sente l’altra persona?

Per capire qualcuno, devi sempre guardarla dritta negli occhi, come si dice in un film:” Gli occhi, Chico, non mentono mai”.

E quello che ho visto negli occhi, è così diverso da quello che ho letto nei messaggi…

E quindi, oggi come allora si soffre/si è sofferto per amore,

oggi come allora, voglio andarmene.

Oggi, come allora, un po’ mi dispiacerà farlo, ma devo.

Perché alternative, non ne vedo, tra l’altro.

La mia mente sembra fare viaggi nel tempo, mi ricorda le sensazioni appunto, dell’epoca.

Istintivamente sto scivolando anche nella rassegnazione, perché non è mai tutto così semplice.

Cosa sarà più forte e veloce? Il tempo o il destino? Oramai ben poche cose possono cambiare la situazione.

Alla fine, se il destino mai dovesse esistere, mi metterà solo nel posto, e nelle situazioni che sono sempre state mie.

Ho provato emozioni ancor prima di vivere le situazioni, a volte sembra che puoi sapere cosa succederà, perché calcoli le possibilità, e non perché io abbia il potere di prevedere il futuro, insomma.

Sono lo stesso? Dopo 10 anni così tante cose sembrano rimaste uguali.

23 vs 33,

e tantissime cose, sono cambiate.

.

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4 risposte a “23 VS 33.”

  1. “Oppure si può pensare che siccome abbiamo i telefoni e social, abbiamo vie di fuga più semplici.”
    prima di arrivare a questo punto… si dovrebbe avere il coraggio di guardare di più in faccia la realtà… essere più sinceri con gli altri…
    il faccia a faccia… non è una via di fuga… anzi… è essere coerenti con noi stessi…

    Piace a 1 persona

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