Un Piromane in ferie 2 – Captiolo 1 (parte 1) – Tutto finisce Male.

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Tutto finisce, e spesso finisce male.

I ricordi iniziano a diventare meno forti, la voglia di ricordare ancora di più.

Ad un certo punto, smetti di pensare a quelle cose che ti fanno male, come pensai un giorno, pensai che tutto finisce venendo dentro un fazzoletto, ovviamente dopo aver fatto una pippa, pensando a chi ormai è sparita dalla tua vita.

Poi succede che non ti viene neanche più la voglia di farlo, smetti di pensarci, pensi che ormai sia inutile, come sforzarsi per trovare un modo.

È difficile, ma alla fine diventare persone realiste è quello che ci fa diventare più maturi, credo.

I miracoli non accadevano, e certamente tutte le preghiere che avevo fatto non mi avevano regalato un minimo di ciò che chiedevo.

Col senno di poi, forse è meglio che certe cose non siano successe, alla fine è più pericoloso che certi desideri si avverino.

E allora, non resta che pensare a quello che puoi fare, ovvero, le cose che la razionalità è in grado di darti.

Si diventa persone più pratiche, e si perde la voglia di perdersi nelle paranoie, nei grovigli di pensieri… e poi, tutto quel tempo che ci hai speso a pensarci, sembra sprecato.

E così che pian piano ritrovai me stesso, e avevo in mente di procedere comunque nei miei progetti con o senza la persona che amavo.

Dato che uscire e frequentare la mia città mi annoiava, pensavo soprattutto al mio studio e ciò che avevo da fare e oh, scrissi anche molto; come le parole che state leggendo.

Insomma, non avevo desiderio di vedere qualcuno, e poi, uno si stanca, sapete, ad andare appresso agli altri, specialmente quando ti accorgi che è inutile, che capita di rado di essere capiti, ascoltati.

E poi è ora di bastarsi.

Quando si esaurisce ogni desiderio, quando tutto scompare, nell’ultima sega dedicata a lei, in un fazzoletto.

Poi si va avanti, finalmente.

Avevo solo il desiderio di andare via, di lavorare, di cominciare da zero, una nuova vita, qualcosa di molto difficile da fare, ma… avrei preferito avere i problemi di una persona adulta, piuttosto che continuare a stare con i miei, e stare in una città dove mi sembrava che il tempo restasse fermo, e che nessuno volesse maturare veramente.

L’adolescenza eterna, “la sindrome di Peter Pan”.

Ero stanco, smisi di uscire a bere, e iniziai a riprendermi un po’.

Ma in tutto questo, un po’ persi qualche contatto, soprattutto con Supermarco.

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