Dall’ultimo album di Kendrick Lamar:”DAMN”, sono passati diversi anni, era il 2017.
Lo ascoltavo già, è sempre stato molto particolare. L’artista non possiede esattamente le caratteristiche del rapper tipici, i soliti. È un po’ diverso da tutti gli altri, quindi mi risulta un compito più arduo ascoltarlo ed elaborarlo.
Diciamo, insomma, che Kendrick non è uno per cui può bastare un solo ascolto.
Anche in questo caso, abbiamo un album di ben 18 tracce, che sono tutte diverse tra loro: questo è il primo pregio: possiamo apprezzare il fatto che non ascoltiamo qualcosa di ripetitivo e/o banale.
Kendrick si distingue nettamente dalla maggior parte dei rapper della sua generazione, dato che non è mai troppo “invasivo”, usa i suoi punti di forza in altri ambiti, non parla delle solite cose, quindi per me si può dire che porta il concious rap in un altro livello, un’altra dimensione.
Non fa musica da “incazzato”, sembra che voglia portarci più a riflettere che ad essere nervosi verso qualcuno o qualcosa.
Usa una musica leggera, molto simile al rap classico, ma anche con influenze di altri generi musicali come il rock, o l’elettronico.
I testi sono anche piuttosto particolari, riflessivi, che trattano tematiche importanti, sulla società, la fama, la vita di molti.
In questo momento in particolare mi viene in mente:”We Cry Togheter”, un pezzo che a mio pensiero, rappresenta le relazioni tossiche tra una donna ed un uomo, in cui si sentono infatti, lui e Taylor Paige litigare, poi in qualche modo fare pace e fare l’amore.
Liti pesanti, piene di insulti, persone da cui bisognerebbe stare lontano.
Mi ha colpito particolarmente per questo cambio di battute, in un brano musicale. Più che ascoltare hip hop, sembra di entrare in un docu-film musicale.
L’album è pieno di variazioni, in cui Kendrick rappa in modo diverso, spesso cambia flow, adattando la sua voce al cambio dell’intensità della base, delle note.
Può cambiare da calmo e riflessivo, a qualcosa di più intenso, cosa che possiamo già notare nella prima traccia: ”United in Grief” e anche la successiva:”N95”
Ho letto diversi pareri, un po’ delusi, un po’ scontenti di questo album. Magari non è qualcosa che siamo abituati ad ascoltare, o come concepiamo in maniera classica e forse, anche ristretta, il rap e l’hip hop.
Non nascondiamoci: molti pensano che questa musica piaccia soprattutto ai ragazzini e pensano che parli sempre di droga, lotte tra gang e cose così.
Ma da ascoltatore ossessivo di questa musica, vi invito ad aprirvi la mente a questo lato della musica, che anche io trovo molto particolare, questo progressive hip-hop è veramente qualcosa di insolito, ma è meglio così, perché sta dando qualcosa di rivoluzionario al genere.
Anche per me è stato abbastanza particolare ed impegnativo ascoltare e capire questo album, infatti vi porto la recensione un po’ in ritardo, ma non volevo essere troppo frettoloso e superficiale.
Comunque è un tipo di musica che indubbiamente si avvicina al mio gusto, che mi incuriosisce ascoltare ed analizzare.
Diciamo che è complicato da “digerire”, quindi per chi ha le orecchie più allenate con musiche più orecchiabili, potrà scartare questa molto facilmente.
Il che mi fa pensare che il “target” di Kendrick non sono certamente i più giovani: tranne chi vorrà farlo perché magari sarà più attento a questo tipo di musica; così funzionano i gusti.
Io che vi ho appena portato questa recensione non so dirvi bene se mi è piaciuto al 100% oppure no, ma apprezzo questo mio dubbio, perché mi fa capire che sto cambiando anche io il mio modo classico di concepire questa musica.
Do un 8/10, ma potrebbe essere molto variabile con i successivi ascolti.
Alla prossima!
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