Addio, a domani
Ci sentiamo poi.
Sono due album, due dischi che rappresentano i miei ultimi tempi, ultimi due anni burrascosi, faticosi, stancanti.
Pieni di maturità, di voglia di crescere, di qualcosa di automatico, intenso, quasi forzato. Non è nemmeno possibile controllare certe cose.
Corri, corri, scappi, poi ti rendi conto che è già finito tutto. Siamo qui come se la vita fosse già finita, eppure non abbiamo ancora trovato la capacità di amarci, la felicità.
Ancora ci sentiamo perdenti, “Panchinari Fuoriclasse” o Bimbi Sperduti.
Con lo zaino pieno di ricordi, di cose che forse non servono più, ma rappresentano un ricordo particolare, di essenziale.
Lo zaino pieno di Birre in lattina, che ricorda quei momenti di quando eravamo più giovani, meno cinici, forse anche meno succubi della nostra sofferenza.
Con la testa sopra un’Astronave e gli occhi di Cassius Clay, con quella voglia di non arrendersi e continuare a lottare, anche se sappiamo di aver perso già da lungo tempo.
A volte non sappiamo come reagire a tutto questo, a volte non resta che piangere, anche se ormai siamo diventati uomini e il gioco è finito.
Siamo forse diventati come quello che temevamo, con il cuore pieno di spine.
Si sa, in fondo, è proprio quando fa male che allora tu ridi, nel momento in cui devi scegliere: diventare adulti o essere grandi.
Ed io è da un po’ che non ne posso più, soprattutto ora che so che significa essere dall’altra parte, e ho imparato tanto, forse anche troppo.
Sono sempre più stanco, in mezzo a tutte queste Notti di Catrame, sono stati degli assassini di qualcosa che era mio, sono entrati come Ladri in Casa. È l’epoca della disillusione, della fine di molte parti di me, in cui ormai, la crescita e la maturaizone, sono rimasta l’unica strada in avanti.
Mi hanno detto tante cose, in fondo. Che il male passa, che cosa è giusto e cosa è sbagliato ed io ci penso sempre, ogni volta che torno a casa, sarà che avrò smesso di inseguire le bolle di sapone.
E io ho voglia di andare lontano, per non cercare più chi non dovrei, ma alla fine, dove cazzo vado? Sono ancora rimasto qui, con queste pietre ancora addosso. Scrivendo queste poesie, per portare il dolore via da qui, impegnato a raccogliere il meglio di me.
E mente io ascolto di continuo queste parole, che sembra stiano raccontando la mia vita, nel corpo di qualcun altro, li metto insieme, ed esce: “Addio, a domani Ci sentiamo poi”.
È così buffo, in fondo. Questi concetti sarcastici, Ironici e contrastanti tra di loro. È così la vita, ormai.
A Lanfranco e Diego.
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