Scritto da me: Paolo Pileggi, alias “Lo Scrittore Volante”, tutti i diritti riservati.

Un’adolescenza ribelle, strana, pazzesca e solitaria, in una Torino di qualche anno fa, nel passato, negli anni ’90-2000.

Altro prequel de:”Un Piromane in Ferie” , narrano le vicende di un Giorgio più giovane, quello che è (o sarà) il piromane. Un’adolescenza ribelle, strana, pazzesca e solitaria, in una Torino di qualche anno fa, nel passato.

Puntata precedente: ” E Luce Fu“

Riassunto puntata precedente: Giorgio si sveglia con la sua amica Ofelia, nella casa abbandonata, dopo che la sera prima sono rimasti insieme, e hanno fatto l’amore.

Si vedono dopo con i loro amici, e riescono a far tornare la corrente elettrica in quella casa abbandonata…

“Adrenalina” – Parte 3:

“Né al primo, né all’ultimo posto”

In pratica, quella casa di Ofelia, diventò un posto per amici, una specie di associazione, un luogo di riferimento.

Certo, a differenza di molti nostri coetanei, invece di avere uno sport, una ludoteca, o un’attività comune di qualsiasi tipo, noi avevamo quella.

Anzi, paradossalmente ci mettevamo a studiare di più lì che in casa nostra. In fondo, ci pensavamo al diploma, anche se non come avremmo dovuto. Qualcuno di noi sarebbe stato sicuramente bocciato.

Io ero uno dei pochi che ancora andava a scuola, anche se facevo almeno due assenze a settimana. Il mio banco era più visto dal bidello che lo puliva, che da me, e non esagero.

Era l’unico pulito, senza scarabocchi e altre robe sopra, immacolato. Nemmeno i miei compagni di classe lo usavano.

Era posizionato in uno dei posti anonimi della classe: in una seconda metà, in quel posto tra i “secchioni” e i “fancazzisti”.

Infatti, erano proprio quelli i banchi che si prendevano in pochi, luoghi senza volto, anonimi, un po’ come me.

Insomma, sospesi sul filo del rasoio della vita, senza mai prendere una decisione, una strada. Una voluta mediocrità. Né al primo, né all’ultimo posto.

Naturalmente, a causa delle mie assenze, non avevo fatto una particolare amicizia con nessuno e i professori avevano due idee su di me: o pensavano fossi uno che se ne fregava, oppure quando mi vedevano in classe, quasi non ci facevano più di tanto caso, era così.

Va da sé che ero più vicino a chi stava negli ultimi banchi. Quei posti che erano per chi non studiava o per i timidissimi, quindi abitato da due caratteri completamente diversi tra loro: chi ha voglia di far casino, e chi non ne vuole farlo per niente, restando invisibile.

Il bello è che io ero veramente quello a cui non fregava un cazzo, perché quelli là venivano a scuola per fare danni: i banchi in fondo erano infatti mezzi rotti, mezzi bruciati dagli accendini e i sotto banchi erano più pieni di droga che di libri.

Infatti nella mia classe c’era chi spacciava e fumava, però sempre a scuola era. Sapevo che alcuni erano figli di papà che volevano fare i falsi ribelli. Erano proprio quelli con cui io, che ero vero, non mi sarei potuto mischiare.

C’era un ragazzo, però, di nome Vittorio, che era come me. Il suo problema è che stava sempre insieme con queste teste di cazzo; però era anche l’unico coglione con cui si potesse davvero parlare.

• Giorgio!

E anche l’unico che si ricordava il mio nome.

• Vittò.
• Come va?
• Come sempre.

Ancora non si era capito cosa volessi dire con quella frase, che tiravo sempre fuori quando non sapevo cosa cazzo dire.

• Ti interessa del fumo?
• Da chi viene? Se è da quel tipo…
• No, no. Lo so che da Ale non la vuoi. Questo viene da una persona seria.
• E chi?
• Non posso dirtelo qua, facciamo all’intervallo.

Io che etichettavo gli altri come falsi ribelli, alla fine, non ero tanto diverso da loro, in quei momenti.

… Continua la settimana prossima!

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