#Romanzoapuntate: “Prendetevi Anche il cielo” II°Alba – parte 6:”Si un c’è gustu un c’è pirdenza”.

ATTENZIONE: si precisa che, come altri racconti del blog (poesie incluse), questa è un’opera di fantasia. Ogni riferimento a luoghi, eventi, reali (varie ed eventuali) è puramente casuale.

Romanzo scritto e curato da me: Paolo Pileggi/Lo Scrittore Volante, tutti i diritti riservati.

Dato che nessuna delle persone descritte esiste realmente, e quindi non vive le sperienze descritte. (Ovviamente).

Ogni #mercoledì vi porto:” Prendetevi Anche il Cielo”, un romanzo che è ambientato in Calabria, e parla proprio della regione, e di alcuni suoi problemi, come la mafia, il disagio giovanile e altro…

Il titolo è ispirato ad un passo della poesia di Franco Costabile:”Ultima Uva

Avevo scritto questo libro per la prima volta nel “lontano” 2019, ho anche partecipato al “premio Graziano”, con esso, finendo nelle menzioni speciali.

Lo riscrivo da capo, come una specie di prequel de “Un Piromane in Ferie”. Infatti qui appare Valentino, personaggio che Compare verso la fine del suddetto.

Inizia tutto da qui.

Puntata precedente:” Un Favore

II°Alba parte 6:
“Si un c’è gustu un c’è pirdenza”.

  • Tranquillo, non devi cupare nissunu. – Mi disse “Zu Peppe”, che aveva probabilmente notato il mio nervosismo. – Però ci darai una mano, insomma.
  • Pensavo che fosse finita subito, dopo quell’incidente. Non pensavo di rivedervi.
  • Questa città è piccola, ragazzo. Tu ricordati che sei vivo perché non è nel nostro stile ammazzare gli innocenti. Però, vogliamo avere una assicurazione, capisci?
  • Credo di sì.
  • Tu cchi fai ‘ntra a vita?
  • Studio a Cosenza.
  • Bene, bravo. Questo nessuno te lo vuole togliere. Né i tuoi amici, né la tua guajjuna… non ti tocchiamo nulla. Fai quello che ti chiediamo, e sei a posto.
  •  ‘u studio, a cchi serbi? – Commentò Ernesto.
  • Serbi! – Rispose “ ‘u bisonte”. – Tu guarda cchi sta faciandu senza.
  • Citi! – Li ammonì il capo.
  • Cosa volete che faccia? – Domandai io. Volevano fare gli accomodanti, ma avevo capito che per evitare ogni rischio, sarei stato costretto a fare qualcosa di illegale.
  • Bravu. Pronto a scattare, eh? Per ora darai una mano al “panda”, con il suo spaccio. Niente di pericoloso. – Così diceva, come per darmi l’idea che non mi sarebbe successo nulla, ma io sapevo che molta della guerra tra mafiosi, passava proprio da quello.
  • U vi? – Disse Alfredo, – mejju studiare ca fari quello ca facimu nua. Almeno illu un s’ammazza. – Mi sembrava quello meno propenso a fare del male, nonostante il suo aspetto apparentemente minaccioso.
  • Mah! Si un c’è gustu un c’è pirdenza. – Replicò Ernesto. È un modo di dire che significa: “chi non risica non rosica”, almeno in quel contesto.
  • Tutto chiaro? – Mi domandò il capo. Io annuii, senza replicare.

“Zu Peppe” se ne andò, lasciandomi “alle cure” di quei ragazzi. Il panda mi diede un saluto molto giovanile, e mi sorrideva tranquillo.

Alfredo mi faceva domande: io quel tipo di persone non le capivo quando si informavano su di te; non capivi mai se era per tenerti sotto controllo, prenderti in giro, o erano davvero intenzionati a conoscerti.

  • Ce l’hai ‘na zita? – mi domandò, all’improvviso.
  • Ah, pensavo lo sapevate già. – Risposi io, sorpreso. – Sì.
  • Guarda che faccia! – Disse Ernesto. – T’ha guardatu stranu!

Aveva ragione, ma in quella situazione chiunque sarebbe stato confuso. Io avevo paura di offenderli, in qualche modo. Stavo misurando le parole: ero cresciuto con l’idea di non rischiare mai nulla con quelle persone. A volte bastava veramente uno sguardo che non gli andava bene per passare dei guai.

‘U bisonte arrossì, io non stavo capendo niente.

Francesco mi diede un’amichevole pacca sulla spalla, e si mise a ridere:

  • No, sai è un gioco tra di noi! Alfredo cerca sempre di capire se uno ha la ragazza o meno, perché Ernesto e lui scommettono sempre, il nostro ragazzone, di solito, perde.

<< Che strani modi di passare il tempo>>, pensai.

  • E tu cosa hai scommesso?
  • Io? Mah, non sempre partecipo. Stavolta ho scommesso che tu avevi dei “giri”.
  • Hai perso anche tu.
  • Ah, sì? eh vabbè.

Con noncuranza, si mise una sigaretta in bocca, e caricava della droga in una macchina.

Mi diedero istruzioni, ci scambiammo i numeri di telefono, mi proposero anche di darmi un passaggio, ma rifiutai.

Preferivo tornare a casa a piedi: a differenza loro ero parecchio nervoso, e camminare mi aiutava sempre.

Mi misi quindi a camminare, mentre stava arrivando il tramonto, erano quasi le 19.30 di sera. Io ammiravo il mondo attorno a me, che in quel momento della giornata mi piaceva sempre.

… Cosa succederà d’ora in poi? Lo scopriremo la settimana prossima.

(Domani tornano i Podcast, la soluzione sembra trovata con Spreaker.)

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