#FoglioBianco:”Addio”.

Nella vita, ho detto molte volte “addio”. Non letteralmente, anche perché vivi, e non sai mai quando sarà l’ultimo momento in cui parlerai con una persona, perché non sai mai quando una se ne va via all’improvviso.

E può succedere che vada via sia in modo fisico, che non.

E non sai che magari, per varie ragioni, smetti di parlarci, e non è sempre detto che succeda tramite litigio.

È capitato molte volte di condividere momenti particolari con alcune persone, poi ci si separa: c’è chi va in altri paesi, oppure si perdono le strade, i contatti.

Però come fai mai a sapere che c’è un’ultima volta, in fondo?

Certe volte si sparisce senza fare rumore, a volte è così, con uno schiocco di dita, finisce tutto appena ti volti.

Altre volte, invece, il rumore che si fa è veramente tantissimo, si urla, si litiga, così tanto… ognuno deve tentare di prevaricare sull’altro, di avere ragione.

Poi, quando si smette di essere sotto le luci dei riflettori, e cerchi invece un po’ di pace, cerchi il buio, il silenzio, capisci che tutto quel casino, tutto quel rumore non era necessario. Che spesso la rabbia è un pretesto, che si vuole sfogare tutto in un secondo, senza pensarci.

Che io, in fondo, per ogni volta che è successo qualcosa, per ogni volta che mi sono separato, ho sempre sofferto, indipendentemente dalla profondità del rapporto e del legame.

Così come ho sempre pensato ci fosse un modo migliore di vivere, invece di essere costantemente rapito nella giungla di questo fastidioso e ripetitivo modo di esistere, da parte di molti. Sentendo le stesse storie in loop, nessuno che si distingue, anche coloro che sembrano i più puliti, hanno lo schifo dentro, la polvere sotto il tappeto.

È tutta un’immensa presa per il culo.

Sento che in fondo, le mie grida siano molto sorde, come se vivessi in un sottovuoto, una bolla di vetro, in cui sento solo io il mio stesso dolore.

Alla fine, credo di essere il solo ad avere avuto la forza di volontà necessaria per andare avanti, se fossi stato più debole, e certi macigni sul cuore, non avrei saputo rimuoverli, non so, forse sarei morto, o non sarei così.

Sai che alla fine, vorrai sempre bene a qualcuno, in fondo al cuore, così come ti auguri possa stare bene, nonostante tutto il male che ha fatto.

Quasi speri, che in qualche modo qualcuno cambi, che realizzi la realtà, che gli possa succedere quasi qualcosa di brutto come a te, per poter crescere e capire come hai fatto tu, come ho fatto io. Sembra che nessuno mai assimili le esperienze, mai capisca la vita.

E a volte mi illudo, come se qualcuno potesse veramente capire, imparare. Certa gente resterà uguale per tutta la vita, perché avrà sempre paura di guardarsi in faccia, di guardarsi davvero negli occhi, davanti allo specchio.

Che purtroppo, molta gente resterà uguale, per quanto io possa sperare che capiscano, che maturino.

Amico mio, quando cresci? Quando capisci che ormai siamo uomini, che sarebbe ora di smettere di giocare, di credere che la vita sia la stessa di quando eravamo ragazzini?

Che qua la gente va via senza avvertire, senza dare spiegazioni, che uno cresce proprio grazie al fatto che sta male, purtroppo.

Amico mio, quando cresci, che puoi prenderti per il culo e illuderti quanto ti pare, ma il tempo passa lo stesso, lo sai?

E forse è anche sbagliato sperare e pretendere che qualcuno possa imparare, possa capire. In fondo lo so, molte persone non si pentiranno mai, nessuno si renderà forse mai conto di aver perso qualcosa di prezioso.

Che uno che le ami come chi le ha amate davvero, senza prendere in giro, in modo spontaneo e genuino, non lo troveranno più.

E lo capiranno troppo tardi, se mai lo capiranno.

Che certe vite sono vuote, per evitare di stare male, continuano ad essere apatiche, e non si rendono mai conto di stare facendosi del male da sole.

Che in fondo, nonostante tutto il male, è sempre meglio viverle le cose, avere vere e proprie storie da raccontare, essere come un pittore, per avere sempre dei colori per i propri quadri, o come me, uno scrittore, con parole in testa per riempire i fogli bianchi.

Le persone tornano a parlarsi solo nei film. Io che mi immagino mille scenari, e mi viene in mente la miracolosa opportunità di rincontrarsi tra anni, in cui io e l’altra persona avremo veramente lasciato il passato alle spalle.

Ma mi rendo conto che forse sono l’unico in grado di farlo. Che sono capace di crescere e di capire le cose, senza che nessuno me lo ribadisca di continuo, e lo pretendi. Perché penso che molte persone mi vorrebbero diverso. Ed è paradossale, perché hanno accusato me di volere e fare la stessa cosa.

E quindi, le parti di me muoiono, e le seppellisco da qualche parte. Mi piaceva essere in quel modo, mi faceva un po’ felice, ma ora?

Ora sono solo ricordi.

E seppellisco quelle parti di me, che non torneranno mai più, e vivo come sono oggi, dopo tutto questo. Così, come anche le parti delle altre persone, che, scontrandosi, sono morte anche quelle.

Certi rapporti, finiscono distruggendosi a vicenda, insomma.

Però poi, chi ricostruisce?

Io.

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