#Romanzoapuntate:”La Miccia” – Parte 8:”La Prima volta”.

Altro prequel de:”Un Piromane in Ferie” , narrano le vicende di un Giorgio più giovane, quello che è (o sarà) il piromane.

Scritto da me: Paolo Pileggi aka “Lo Scrittore Volante”, tutti i diritti riservati.

Un’adolescenza ribelle, strana, pazzesca e solitaria, in una Torino di qualche anno fa, nel passato, negli anni ’90-2000.

Altro prequel de:”Un Piromane in Ferie” , narrano le vicende di un Giorgio più giovane, quello che è (o sarà) il piromane. Un’adolescenza ribelle, strana, pazzesca e solitaria, in una Torino di qualche anno fa, nel passato.

ATTENZIONE: si precisa che, come altri racconti del blog (poesie incluse), questa è un’opera di fantasia. Ogni riferimento a luoghi, eventi, reali (varie ed eventuali) è puramente casuale.

Dato che nessuna delle persone descritte esiste realmente, e quindi non vive le sperienze descritte. (Ovviamente).

Puntata precedente: ” Vivere il Momento”

(Siamo sempre nel capitolo:  “Il Muretto

Parte 8:

“La Prima Volta”

Quando sei adolescente, sei preso da un’energia senza nome, da un’adrenalina perenne, ed io, ero un drogato di quelle sensazioni, e credo di esserlo ancora. Tutte quelle cose che ho fatto per sentirmi vivo, in modo, forse, anche troppo egoista.

Perché poi me ne stavo con quei ragazzi, perché fumavamo e bevevamo tanto? Ci credevamo così invincibili, immortali, intoccabili.

E stavamo lì, tornavamo al nostro muretto, poi tutti andavano via, ed io, restavo con Ofelia, e non sapevo cosa fare o pensare, ero solo guidato dal mio istinto, da quelle cose che non capivo, che hanno senso solo nel momento cristallizzato in cui le vivi.

Ofelia si teneva al mio braccio, mentre stavamo tornando a “casa sua”, avvolti dal freddo, mentre camminavamo in quell’erba alta, e sentivo l’aria farsi più rarefatta, con i nostri respiri, che si trasformavano vapore. Eravamo silenziosi, non c’era bisogno di dire nulla.

Non c’era proprio niente e nessuno lì, al massimo qualche gatto randagio, che ci guardavano un attimo, per poi scomparire. Il luogo era parzialmente illuminato da qualche lampione, come lo era prima, ma ora mi faceva un effetto diverso.

Entrammo in quella casa disabitata, mi facevo luce con la torcia che tenevo sempre nello zaino, e insieme, salimmo per le scale. Era proprio un posto spettrale, ma, come prima, mi faceva un effetto rasserenante, come se mi sentissi più al sicuro lì che a casa mia.

Infatti, quale malintenzionato o ladro poteva mai venire da quelle parti? Non c’era nulla da fare, nulla da rubare.

Faceva decisamente freddo, quella casa non aveva la corrente elettrica, ma la ragazza sapeva come scaldarsi: faceva come i senzatetto, dava fuoco a qualcosa, per scaldarsi, dentro un bidone vuoto.

Aveva preso della vera e propria legna, e lo accese nella stanza dove avremmo passato la notte.

Ci sedemmo su quel letto che lei aveva sistemato con tanta cura, mettendo materassi, lenzuola, coperte e cuscini nuovi. Era a due piazze, ci entravamo entrambi senza problemi. Era tutto così surreale.

La guardai negli occhi, in quella debole luce, del fuoco, mista a quella dei lampioni, che entrava nella finestra.

Mi piaceva? Non so se fossi attratto da lei, come poi lo fui di altre donne e ragazze, so solo che ho voluto bene allo stesso modo a ben poche persone…

E senza risponderle, iniziammo a baciarci, in fondo lo sapevo che si sarebbe finiti in quel modo. 

E in quel lettone, ci sdraiammo, ci spogliammo.

La prima volta non si scorda mai, e la mia, è stata ancora più indimenticabile. Non credo che molti possano dire di averlo fatto in una casa abbandonata, in una situazione simile.

Era molto più semplice vivere, un tempo. Non ci chiedevamo se avessimo intenzione di metterci insieme, di fidanzarci, sentimenti vari… Noi eravamo veramente come un branco, se lo facevamo, era quasi per istinto.

Anche se sapevamo che il nostro legame era qualcosa di diverso, un’amicizia che è difficile da descrivere. Era qualcosa di superiore allo stare insieme, da fidanzati, era qualcosa di più stabile, di più intenso, forte. Non c’era nessun obbligo. Quello che avevamo trascendeva ogni modo tradizionale e tipico di intendere le relazioni, i legami.

Qualcosa di insostituibile ed non replicabile, talmente tanto che al giorno d’oggi, dubito di poter vivere, o aver vissuto, qualcosa di simile.  

… Il capitolo:”il Muretto” finisce qui.

Continua settimana prossima!

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