Ogni #mercoledì vi porto:” Prendetevi Anche il Cielo”, un romanzo che è ambientato in Calabria, e parla proprio della regione, e di alcuni suoi problemi, come la mafia, il disagio giovanile e altro…
Avevo scritto questo libro per la prima volta nel “lontano” 2019, ho anche partecipato al “premio Graziano”, con esso, finendo nelle menzioni speciali.
Lo riscrivo da capo, come una specie di prequel de “Un Piromane in Ferie”. Infatti qui appare Valentino, personaggio che Compare verso la fine del suddetto.
Inizia tutto da qui.
Parte precedente: qui.
“Blue Marlin”
Il mio povero Ben, era tutto rannicchiato, ancora tremante di paura, lo aiutai a calmarsi ed alzarsi: era ancora sotto shock, così come anche i camerieri e gestori del locale.
Presi il mio amico trascinandolo come se stessi raccogliendo un ubriaco, ma lo spavento aveva fatto invece l’effetto contrario, grazie all’adrenalina.
Ero riuscito a mantenere il sangue freddo, e lo aiutai a sedersi in auto, era troppo sconvolto per guidare, quindi presi io in mano il volante.
Per un po’ di tempo ci fu un grande silenzio in auto, e forse era meglio: nonostante quello che era appena successo, la notte estiva mi faceva un bell’effetto rilassante, con quel fresco che non ti invade mai troppo il corpo, tipico di quel periodo, in cui puoi stare bene, e lasciarti andare.
Anche io ero spaventato, ma il mio sentimento predominante del momento era la rabbia, verso quelle persone e situazioni. Non era normale trovarsi in guai simili per una semplice somiglianza con un altro, no?
Era veramente tardi, quasi le tre del mattino, mentre tornavamo a casa, mi godevo un bellissimo silenzio e quiete, contemplando le luci dei lampioni, immaginandomi la gente dormire serena, con la finestra aperta, con quel venticello discreto, che ci facevano stare con i piedi fuori dalle coperte.
Le luci entravamo ogni tanto in quell’intima atmosfera. Non sapevo che dire, eppure, sapevo che avevo vissuto l’evento più sconvolgente con quella persona lì, con me: Benny.
Ero anche preoccupato di cosa sarebbe successo dopo quella notte, sperando non sarebbe successo nulla di grave, ma già sapevo che non sarebbe stato così. Devo ammettere che ero anche un po’ curioso, però… strano, vero?
Pensavo a Cristina, avrei voluto essere con lei in quel momento: avrei voluto parlarle, ma era notte, e avevo anche paura di coinvolgerla in quel casino, e che avrebbero potuto farle del male.
Passammo davanti ad una pescheria dove i miei andavano spesso: “Blue Marlin”, mi venne in mente una canzone dallo stesso titolo, non so se era per il nome, o perché stavo pensando intensamente alla ragazza di cui ero innamorato:
“Prendi il mio cuore, scuotilo
Guarda il tuo mare, svuotalo
Baciami in punta di piedi, poi riprovalo
Tu sogni sempre con le finestre aperte
E dormi con un piede fuori dalle coperte”
Benny alla fine parlò, forse si era calmato. Un po’ avrei preferito il silenzio, ero troppo concentrato nei miei pensieri:
- Come fai a restare così calmo? – Mi domandò.
- Ti sembro tranquillo? Sto pensando a quello che è successo.
- Appunto! Non sei impaurito?
- Certo che lo sono.
- Volevano te, Vale. E c’erano vicini!
- Lo so.
- Questo posto è dimenticato da Dio, è maledetto! Anche per questo sono andato via da qui.
- Tranquillizzati, siamo ancora vivi. – Mi sembrava delirassimo. Non so se stavo davvero mantenendo la calma, forse ero così preoccupato di impazzire, che mi stavo attaccando alla mia razionalità in modo quasi disperato.
- Non so se finisce qui, eh! Sai com’è da queste parti, magari ti fanno fuori un’altra volta, o peggio! Vale, questi non sono come i bulletti delle superiori, questi erano armati davvero, erano seri.
- Me ne sono accorto, Ben. Per fortuna domani torni su a Bologna, ti dimenticherai presto questa storia.
- Oh, non credo proprio, caro mio. Anzi, vieni con me, subito! Lascia perdere tutto e tutti, anche quella ragazza. Oppure portatela con te. Sono serio, Vale!
Lo guardai un attimo, distogliendo un secondo lo sguardo dalla strada deserta. Tremava, sudava freddo ed era pallido. Eravamo fortunati che io riuscissi comunque a guidare.
Capii in quel momento che quel ragazzo era una delle amicizie più sincere che avessi mai avuto.
- Puoi trovarne altre di ragazze lì, un’altra vita. Questa qui mi pare una che puoi lasciare tranquillamente, non restare qui per questo.
- Non ti sembra di esagerare? Temo tu sia poco lucido.
- Ma va?
- Appunto, dai.
Fermai l’auto un attimo, ero vicino alle nostre case.
- Ho bisogno che recuperi un po’ di calma, sennò come farai a guidare? Io stavo andando verso casa, ma poi tu dovrai tornare alla tua, ce la farai?
- Io ti sto dicendo la verità!
- Anche se fosse così, ho comunque bisogno che ora tu possa essere un po’ lucido.
Rimase in silenzio, tremò, si mise a piangere un poco, si mise a pensare, e chiese scusa.
- Scusami, va bene. Però è comunque una situazione rischiosa, lo sai?
- Lo so. Forse sono troppo ottimista, ma non è detto che succeda qualcosa. Ti prometto che se dovesse davvero succedere qualcosa, considererò l’idea di venire da te. E, se voglio restare, non è davvero solo per Cristina.
Probabilmente stavo dicendo un sacco di bugie anche a me stesso, in quel momento, anche se mi sembrava di credere davvero in ciò che stavo raccontando al mio amico.
Tornai a casa, e lasciai a lui la sua auto, sembrava essersi calmato, o perlomeno capace di farcela da solo.
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