“Prendetevi Anche il Cielo” – I°Alba (Parte 2)

ATTENZIONE: si precisa che, come altri racconti del blog (poesie incluse), questa è un’opera di fantasia. Ogni riferimento a luoghi, eventi, reali (varie ed eventuali) è puramente casuale.

Dato che nessuna delle persone descritte esiste realmente, e quindi non vive le sperienze descritte. (Ovviamente).

Avevo scritto questo libro per la prima volta nel “lontano” 2019, ho anche partecipato al “premio Graziano”, con esso, finendo nelle menzioni speciali.

Lo riscrivo da capo, come una specie di prequel de “Un Piromane in Ferie”. Infatti qui appare Valentino, personaggio che Compare verso la fine del suddetto.

Parte precedente: qui.

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Parte 2:

Pensai ancora a quella persona, di ieri sera.

Era stato difficile lasciarsi andare: eravamo giovani, ancora c’era un po’ di timidezza, un po’ di paura, ma di cosa?

Paura di provare qualcosa di così intenso come l’amore, e solo insieme si poteva superare qualcosa del genere; ed io, con lei mi sentivo pronto a farlo, era da tempo che aspettavo qualcosa del genere.

Tuttavia, al tempo, non ero ancora capace di gestire i miei sentimenti: erano cose che mi “bruciavano” dentro.

Misi un’altra canzone in radio, qualcosa che si collegasse al mio mood romantico del momento.

Com’è difficile lasciarsi andare

Ci resettiamo ogni giorno, abbiamo paura

Di non riuscire ad affrontare un’altra notte ancora

Guardami negli occhi senza ridere

Se sorrido è perché sto provando a vivere…”

Mi lasciai andare, trascinato da quella musica, in quella tranquilla giornata estiva. Guardai il cielo azzurro, e il verde della mia terra: così tanto, che ad un certo punto sembra quasi scontato e noioso… eppure, sempre bellissimo.

Ad un certo punto, mi trovai imbottigliato nel traffico; c’erano auto di carabinieri in una delle vie più frequentate dalle auto della città.

Vidi un cadavere steso a terra, insanguinato. C’era stato chiaramente un omicidio. Era un uomo con dei buchi di proiettile, e lì, era pieno di curiosi e di poliziotti.

Pensai che era un altro degli assassini commessi dalla mafia. Non ero tristemente nuovo a cose del genere: ma era la prima volta che vedevo un uomo morto.

Era lì. Steso, come se stesse prendendo il sole, che lo colpiva. Morto come un cane abbandonato, un bastardo qualunque.

Quando vedevo tali scene, o ci pensavo, avevo un solo istinto: scappare via il più lontano possibile, per non finire mai coinvolto in queste cose.

Mentre pensavo a queste cose, notai, al lato della strada, alcune persone dall’aspetto poco raccomandabile, fissarmi. Pensai fosse una mia impressione e invece no! Proprio ccu mia c’avianu!

Per me era assurdo, ed incredibile, chissà perché.

Comunque, evitai il loro sguardo, me ne andai lentamente da quel traffico, infine, tornai finalmente a casa.

Mangiai un poco di pasta, e parlai con i miei essenzialmente degli studi universitari.

Ma mia madre, non so come, riuscì a capire che avevo avuto a che fare con una ragazza. Mi fece alcune domande ed allusioni… forse qualcuno aveva riferito?

Ai tempi mi dava fastidio che membri della mia famiglia “ficcassero il naso” nelle mie vicende private, lasciai la sala da pranzo innervosito.

Nonostante il nervosismo, mi misi a studiare, dovevo farlo: l’estate stava finendo e gli esami erano alle porte.

Ero iscritto all’università di Cosenza: L’Unical. Studiavo informatica, e coltivavo una piccola passione per la musica: suonavo la chitarra e il clarinetto: quindi, studiavo anche nel conservatorio.

Mandai un messaggio a Beniamino, un mio amico che stava al nord. Erano gli ultimi giorni in cui era lì.

L’avevo salvato nel telefono con il nome di “Benny Goodman”, uno dei clarinettisti più famosi, che studiavo con passione.

Ci messaggiammo, e disse che quella sera c’era un concerto interessante ad un lido, e mi propose di andarci insieme, accettai.

E poi pensai a lei, e sospirando, mandandole un messaggio, pronunciai il suo nome:

  • Cristina…

Continua la prossima settimana!

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