“Un Nuovo Mondo” – Parte 14.

Parte 13

Camminare in ciò che era un tempo, il suo regno, lo faceva sentire… strano. In qualche modo sapeva che era tutto finito, ormai camminava tra le macerie, tra quelle speranze e sogni distrutti, tra quella voglia di andare via, andare via…chissà dove.

Sparire da quel posto, che rappresentava i suoi fallimenti.

Tutte quelle cose su cui aveva fatto affidamento, che l’avevano deluso…

Era stato un massacro, era esattamente quella la rappresentazione di molto che viveva nella coscienza di quell’uomo, comprese che quel viaggio con la mongolfiera, in qualche modo, l’aveva portato in una specie di rappresentazione magica della sua stessa mente…

E si era perso.

Ora viveva in un mondo senza confini, senza mura… senza regni.

Non era più il re di qualcosa, forse solo di sé stesso.

Camminava in quel terribile silenzio assoluto, non sentiva alcun dolore, non sentiva più nessuna fitta al cuore, non riusciva nemmeno più a piangere.

Non era nemmeno sicuro che sentisse più qualcosa, in effetti.

Solo una pura ed immensa desolazione.

Era in aperta campagna, infine, vide una casetta che gli era molto familiare. Era una casetta che aveva provato a costruire con il suo cuore.

E lo vide, lì, in quella casa: quel bambino luminoso con il giubbottino color d’oro.

  • Carandass…
  • Ciao! – Rispose piccolo.
  • Hai veramente costruito questa casa per me, e per lei…per noi. Per te e la lei bambina, per il suo cuore.
  • Sì!
  • Già. Ma ormai dovresti sapere che non succederà mai. – L’uomo parlò, senza paura di ferire il bambino, il suo cuore.
  • Lo so. – Carandass rispose, inaspettatamente in maniera diversa di come l’eracolatore si aspettasse.
  • Davvero?
  • Sono cresciuto, alla fine… sai?

Il bambino aveva improvvisamente cambiato aspetto: ora era un ragazzo giovane, poco più di vent’anni.

  • Non cambierà mai idea… non tornerà mai.
  • Già.
  • È proprio un racconto senza confini.
  • … cosa?
  • Ormai non ha più senso coltivare questo orto. – Disse, indicando una coltivazione accanto alla casetta. – però, ormai, nonostante tutto ho anche la sensazione di essere… libero.
  • Davvero?
  • Sì, sai… forse non è necessario tutto questo. Avevo conservato un posto tranquillo per lei, ma…
  • Ma?
  • Non voglio vivere come se fossi confinato.

Dopo aver detto questo, scomparve, si dissolse in una polverina dorata, così fece anche quella casetta e l’orto.

  • Sono cambiato, ormai. Anche io sono cresciuto. Non sono più un bambino. Lo saranno forse, tutti gli altri.

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