Analisi Personaggio: Dandelion. (da “The Witcher”)

Ne ho parlato anche nel podcast e video di oggi.

Dandelion in italiano: Ranuncolo… e nella lingua originale: Jaskier.

Nome che in tutte e tre le lingue, appunto, raffigura il fiore.

Chi è? È il trovatore, il cantastorie della serie “The Witcher”. Un buontempone, un po’ ingenuo, un po’ pasticcione, ed è considerabile come l’unico, o comunque, il migliore amico di Geralt di Rivia.

Sono entrambi personaggi con un carattere difficile: da una parte, lo strigo è quello che tende ad essere taciturno ed introverso, dall’altra, l’amico, fa il contrario: parla troppo ed è estroverso, per l’appunto.

È il personaggio-jolly: ovvero colui che aggiunge colore alla vita dello strigo, che, senza di lui, sembrerebbe molto più statica e grigia.

Ed è strano, come ci viene descritto: è sicuramente uno che si prende poco sul serio, e prende anche molto altro poco sul serio, ma… alla fine è davvero il solo che capisce e vuole bene a  Geralt, come solo i veri amici sanno fare.

Litigano molto spesso, come cane e gatto: spesso i pasticci di Ranuncolo, conducono entrambi in sentieri infidi, e scomodi.

Ma anche se  il trovatore si trova spesso in buffi pasticci, che, alla fine, sono cose che al lettore/giocatore/spettatore possono far ridere, per quanto riguarda Geralt, i suoi guai sono di genere ben più pericoloso: a volte lo stesso Dandelion è il primo a causare tali casini.

È un personaggio ambiguo: ho la sensazione che sia una specie di alter-ego dell’autore, Sapkowski. Non è raro vedere qualcuno nelle opere scritte, che interpreta il ruolo di “narratore”. Credo che, (come succede in alcuni libri), lui sia effettivamente lo scrittore, nelle vesti di allegro e spensierato cantastorie. Infatti, si legge proprio che lui, ad un certo punto dei romanzi, dice che sta scrivendo la storia di Geralt, e di sé.

Insomma, anche se in molti capitoli non compare neppure, e non viene menzionato è “sempre lì”, sullo sfondo, pronto ad entrare in azione.

Buffo e serio, capace di fare discorsi seri sulla vita, come di non capirci più nulla.

Ma si esprime meglio quando scrive poesie, storie e canzoni, di quanto riesca a farlo a voce, forse vittima del suo carattere spesso impacciato e apparentemente spensierato, e a volte, incurante delle conseguenze.

Ma, alla fine, è proprio quell’amico su cui si può contare.

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