“Un Nuovo Mondo”- parte 5.

Parte 4 qui.

Ed ora, sentiva quasi che gli mancasse un pezzo, e sapeva bene quale. Lo sapeva, l’eracolatore. Lo guardava ogni giorno, nel letto.

Come aver rimesso insieme i pezzi, aver costruito una casetta, dove mancava solo lei.

E infine, sapeva che in quella città nuove, piena di vapore, qualcuno voleva che non la ritrovasse mai. C’erano dei nemici, in fondo.

Un giorno, si incamminò, andando di nuovo in un luogo molto lontano. Senza usare i mezzi di trasporto, camminando.

Vide un uomo a cavallo, gli sembrò di riconoscerlo, ma solo per un istante.

Ormai i cavalli erano utilizzati sempre meno, esclusivamente in città. Il vapore riempiva l’aria.

Infine, giunse al grande parco, pieno d’ulivi. Nel tragitto, aveva comprato 3 birre.

Era giunto lì, per dire addio ad una parte della sua vita, quella che non consentiva a chi teneva nel letto di vivere.

E quindi, scrisse una lettera a quella donna, scrivendole semplicemente: “come stai?”

Era una lettera che non si aspettava risposta, una lettera senza pretese, che voleva essere come un “reset” di tutto ciò che era accaduto fino a quel momento.

Così, dopo aver bevuto, la mise nella buca delle lettere.

 

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Sentì come se il destino stesso lo avesse portato fino a quel momento. Si ricordò dei suoi sogni. Ebbe un Deja vu. In quel periodo erano moltissimi,

nei suoi sogni, quell’uomo, prevedeva il futuro.

E in alcuni di essi, sognava che lei tornasse nella sua vita. Ma, forse, era solo la sua più intima speranza che lo ingannava.

L’uomo sul cavallo che aveva visto prima, scese da cavallo, ed entrò anche lui in quel parco. Nel tempo che era passato, si era fatto buio.

Era un uomo vestito di nero, con un cappello nero, che si avvicinò a lui, ebbe paura.

 Quando poi alzò il volto per guardarlo, lo riconobbe: era esattamente un amico di cui una volta si fidava, che era sicuro avesse tradito la sua fiducia, che lo avesse pugnalato alle spalle.

Ora però, sembrava intenzionato a farlo di fronte.

L’Eracolatore ebbe paura, ma all’improvviso, vide una katana infilzare il suo nemico.

Randurass era apparso, e l’aveva salvato.

  • Non te l’aspettavi, eh?
  • Come fai a manifestarti fisicamente, se sei uno spirito?
  • Forse ancora non hai ben chiaro il fatto che questo mondo è nuovo, eh?
  • Che vuoi dire?
  • Ora, anche io esisto e posso toccare ed essere toccato.

Un momento di silenzio. L’uomo vide il suo nemico contorcersi dal dolore per un istante, accasandosi al suolo.

Dopodiché la vita lo abbandonò.

  • Dobbiamo andare. – Disse una voce.

Era lui, il demone dall’aspetto bizzarro.

  • Gugu.
  • Sono io, ma chiamami ogni tanto con il mio nome originale…
  • Shanrass.
  • Esatto.
  • Dobiamo andare via. – annunciò Randurass.

Il demone era su una carrozza, e invitò i due a salire. Cosa stava accadendo?

  • Sarebbe bello se … Tornasse, eh? – Domandò Gugu. L’uomo non rispose subito.
  • Chi? Il mio cuore?
  • Beh, lui e lei. Assolutamente.

La carrozza fuggì nella notte, immergendosi nel vapore della città.

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