Articolo scritto per “il contest letterario de la “Rivista!unaspecie” al notturno sud. Titolo : lo stesso che leggete su.
Luogo : manicomio Personaggi: Attore Hard – timido
Poliziotto – Generoso
In una fredda giornata di autunno, silenziosa, lenta, malinconica, un uomo sospirava, guardando il cielo.
Posò poi lo sguardo a terra, osservando con apatia le foglie secchie dagli alberi cadere. Era un giorno come gli altri, come troppi nel maincomio di Arkham. L’agente Bullock rientrava, dopo aver fumato una lunga sigaretta. Tornò più arrabbiato di prima, ad interrogare quell’uomo. Non sopportava i criminali, vero. Ma quelli pazzi, sarebbe stato felice di ucciderli: – Mi stai facendo perdere molto tempo, lo sai? – Tuonò, entrando nella stanza. Il pazzo si nascondeva, arrotolato su sé stesso: – P-p-pietà! – Mi devi solo dire dove trovare Crane. – H-h-h-ho p-paura – Piantala di balbettare, Thompson. – N-n-non volevo, agente. Io delle donne, ho paura. – Quel pazzo di Crane diceva di guarirti, ma voleva solo fare della paura il suo più grande divertimento. Ora calmati. -Ho bisogno che lei mi perdoni. – Lo farò, appena mi aiuterai. Sarà meglio per entrambi.
– N-non lei. Quella donna. – Di cosa parlo? – L-l-e ho fatto troppo male. L’ho v-v-violentata. Ma era solo un porno. – Gesù! Crane ha fatto un bel lavoretto con te. – Può aiutarmi?
L’agente non volle più arrabbiarsi. Odiava i criminali. E quelli pazzi li odiava perché gli facevano pena. TROPPA pena. Fece chiamare gli infermieri che lo calamarono. E gli venne un’idea: fece chiamare la psichiatra che si occupava di lui. Si veste come quelal ragazza, e entrò nella stanza. Appena l’uomo la vide, si mise a piangere con un bambino. Le abbracciò le gambe, implorando perdono in un mare di lacrime. L’agente tornò a fumare un’altra, lenta, sigaretta. Con lo stesso scenario di prima, ma diversi pensieri. Si domandava se in una città come quella sarebbe mai stato capace di essere un bravo poliziotto. Chi si distingue finisce male, o peggio… In quelle situazioni metteva il suo cinismo e menefreghismo da parte. E aveva quella sensazione, rara nella sua vita, che odiava come tante altre cose. La gioia di fare del bene agli altri. Rientrò nella camera, e stavolta l’uomo, era immobile. Finalmente scoprì ciò che doveva, tra lacrime di disgustosa gratitudine. Era un giorno come altri in quella maledetta città dove era difficile ve ne fosse uno diverso.
Grazie ai tanti applausi, a metà e dopo il mio racconto. E a Ross, che mi ha abbracciato subito dopo.